Amnesty International sollecita la Turchia ad agire al più presto
ROMA – In un rapporto, l’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha dichiarato che le operazioni militari condotte dalla Turchia tra luglio 2015 e dicembre 2016 nel sud-est del paese hanno causato lo sfollamento di mezzo milione di persone.
“Queste conclusioni confermano le nostre ricerche: la brutale repressione che ha costretto alla fuga intere popolazioni del sud-est della Turchia può essere considerata una punizione collettiva”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Amnesty International.
“L’obbligo di uno stato di garantire la sicurezza non può essere usato come pretesto per applicare forza eccessiva, rendere la vita delle persone un tormento attraverso coprifuoco totali e in alcuni casi in corso da oltre un anno, provocare sfollamenti di massa ed espropriare beni personali”, ha aggiunto Dalhuisen.
“Dalle nostre ricerche è emerso che gli abitanti costretti a lasciare la provincia di Diyarbakir non riescono a trovare un alloggio alternativo economicamente sostenibile e hanno difficoltà ad accedere ai servizi fondamentali. Famiglie già povere hanno visto peggiorare la loro situazione dal punto di vista del lavoro e dell’istruzione e non hanno ottenuto risarcimenti adeguati”, ha sottolineato Dalhuisen.
“Dopo la pubblicazione del rapporto dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, la Turchia deve agire senza alcun ritardo: annullare i coprifuoco ancora in vigore, garantire risarcimenti adeguati alle famiglie colpite e aiutarle a tornare a ciò che è rimasto in piedi delle loro case e dei loro quartieri”.