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Trump e i dazi sui prodotti Ue, Coldiretti: “Ritorsione per stop a carne con ormoni”

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La Confederazione interviene sull’ipotesi allo studio dell’amministrazione americana

Il presidente americano Donald Trump di nuovo nella bufera (foto Twitter)

WASHINGTON – Ha scatenato reazioni in tutta Europa l’ipotesi che starebbe studiando l’amministrazione Trump di imporre dazi pari al 100% del valore dei prodotti Ue importati negli Stati Uniti.

La scure fiscale potrebbe abbattersi su una serie di marche europee, dai nostri scooter Vespa fino all’acqua francese Perrier e al formaggio Roquefort.

Per Coldiretti i dazi di Trump sono una “ritorsione al divieto comunitario di importazione della carne di manzo trattata con ormoni per garantire la salute dei cittadini europei”.

Il divieto europeo di far entrare sul proprio mercato carne trattata con ormoni risale agli anni ’80 ma nel 1996 gli Stati Uniti e il Canada hanno presentato un ricorso al Wto con il quale è iniziata una lunga battaglia. Proseguita tra alti e bassi, sta portando ora gli Stati Uniti a definire una lista di prodotti da colpire.

“L’obiettivo di Trump è individuare particolari prodotti e Stati membri dell’Ue da assoggettare all’imposizione di dazi supplementari fino al 100% del loro valore come era già avvenuto in passato, dal 1999 al 2011, quando a farne le spese erano state le conserve di pomodoro, carne suina, il formaggio francese Roquefort, acqua minerale, cioccolato e succhi di frutta” spiega ancora la Coldiretti.

“Ma la presunzione statunitense di imporre a cittadini europei la carne trattata con ormoni trova contrari il 98% degli italiani che non vogliono correre il rischio di consumarla” secondo un’indagine Coldiretti/IprMarketing.

Non c’è però solo la Vespa a rischio con la nuova politica potenzialmente “più protezionista” di Trump.

Secondo Coldiretti infatti mette a rischio 3,8 miliardi di esportazioni di made in Italy agroalimentari. Si tratta del 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi) con gli Usa che si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna.

Il vino è il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016).

“In questo contesto – continua la Coldiretti – con il rischio di chiusura delle frontiere si pone un evidente problema di proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro”. Il 99% dei formaggi di tipo italiano sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina.

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