La Coldiretti non ci sta all’etichetta a semafori


La Coldiretti non ci sta a sminuire i prodotti del Made in Italia con la codificazione a semafori

Si teme che l’etichetta a semafori possa sottovalutare l’appartenenza agroalimentare, quella nostrana, vantata in tutto il mondo. La tutela di alcuni prodotti che ormai fanno il giro del mondo non può passare in secondo ordine, fa parte dell’economia ma soprattutto appartiene al retaggio culturale da salvaguardare. Per Molinaro, Presidente di Coldiretti Calabria, bisogna” tenere sempre alta l’attenzione sul cibo e sul valore delle nostre produzioni. E tutelate una delle diete più invidiate al mondo: La dieta Mediterranea

E aggiunge: “Sul cibo e agroalimentare si gioca una partita importante per la nostra economia. Coldiretti tiene sempre alta l’attenzione sul cibo e il valore delle produzioni e lo ha fatto, nella sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, con un focus speciale dedicato quello che rappresenta un vero e proprio scandalo delle etichette a semaforo degli alimenti che si vogliono imporre in Europa.

Anche dalla Calabria – commenta Pietro Molinaro si alza il coro del no per una scelta che potrebbe penalizzare un modello alimentare che fa dell’Italia il paese più sano del mondo con la dieta mediterranea Made in Italy da tutti apprezzata. Il rischio è che l’etichetta a semafori, già adottata nel Regno Unito, si estenda anche ad altri paesi colpendo i prodotti italiani con indicazioni sbagliate e fuorvianti.

Con l’etichetta a semafori sono a forte rischio molti prodotti agroalimentari calabresi come vino, olio, formaggi, pasta, ed altri consumati in tutta Europa nonché la nostra identità che ha nei prodotti della Dieta Mediterranea il suo punto di forza. La Calabria, proprio in questi ultimi tempi, proprio per la straordinaria varietà dei suoi prodotti sta riscuotendo una forte spinta grazie anche all’impegno di qualificati chef.

“Si tratta – spiega Molinaro – di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti abbinata a un colore e alla percentuale giornaliera di assunzione. Temiamo gli effetti di questa assurda catalogazione che non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze come grassi, sali e zuccheri”. “Il sistema – denuncia – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, ad esempio, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. Un danno quindi per la salute dei cittadini e con un impatto forte sul tessuto produttivo nazionale e regionale in termini non solo economici ma anche occupazionali”.