Coldiretti esprime apprezzamento per i segnali di disgelo dopo l’incontro tra Putin e Mattarella
MOSCA – La guerra commerciale e l’embargo russo sono costati finora 10 miliardi di euro all’agroalimentare made in Italy. Segnali positivi arrivano però dall’apertura del dialogo con la Russia in occasione della visita a Mosca del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha incontrato l’omologo russo Vladimir Putin.
Un incontro che getta le basi per la conclusione della guerra commerciale che, a 2 anni e otto mesi dall’embargo totale ha causato danni enormi all’agroalimentare italiano.
“È l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 che ha chiuso completamente le frontiere del Paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroghe” spiega la Coldiretti.
“Un blocco che è costato al settore in Italia fino ad ora circa 850 milioni di euro anche perché al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni di tutto l’agroalimentare e anche negli altri settori, dalla moda fino alle auto, in cui era tradizionalmente forte la presenza italiana” aggiunge la Confederazione.
Nel 2016 le esportazioni italiane totali in Russia diminuite di un ulteriore 5,3% scendendo al minimo storico da almeno un decennio. L’embargo ha colpito duro interrompendo bruscamente una crescita travolgente delle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia, che nei cinque anni precedenti il blocco erano più che raddoppiate in valore (+112%).
Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia.
“Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy” rileva la Coldiretti.
“Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu” conclude la Confederazione.