Dalle alici scottadito alla minestra con gallinella e ghiozzo: tante idee da portare in tavola
ROMA – Per il Venerdi Santo sono quasi sei su dieci (56%) gli italiani che hanno scelto un menu a base di pesce per rispettare una tradizione culturale e religiosa profondamente radicata nel nostro Paese.
È quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè sui consumi degli italiani a Pasqua.
Nello specifico Coldiretti Impresapesca stima per il solo Venerdì Santo un consumo complessivo di circa 16 milioni di chili di pesce e una spesa di quasi 150 milioni di euro.
Il 39% degli italiani si è orientato su pesce dei mari nazionali mentre il 12% è indifferente alla provenienza e il 5% ricerca prodotti ittici provenienti dall’estero come il salmone.
Per il Venerdì Santo sulle tavole ad essere preferito è soprattutto il pesce azzurro, dalle alici alle sardine fino agli sgombri venduti a prezzi contenuti secondo i criteri di sobrietà richiesti dalla ricorrenza, senza tuttavia rinunciare al gusto e alla salute per l’elevato contenuto di grassi insaturi e in particolare del tipo omega tre.
La tradizione dell’astinenza dalle carni non proibisce, infatti, di consumare pesce, uova e latticini, ma mette al bando cibi e bevande particolarmente ricercati o costosi.
I menu sono quelli tipici delle tradizioni locali cucinati secondo ricette semplici nel rispetto della giornata di riflessione come la pasta con le sarde in Sicilia o le tradizionali zuppe di pesce che assumono nomi differenti a seconda delle regioni e che nel nord Adriatico si consumano assieme alla polenta.
Ci sono poi le ricette tipiche regionali come le alici scottadito con o senza pan grattato, o le sarde in saor con cipolla (tipica ricetta veneta), le seppie con i piselli, fagioli e cozze (ricetta pugliese), vongole e ceci (ricetta marchigiana), la ministra di pesce con gallinelle e ghiozzi, le uova sode col tonno o gli spaghetti al ragù di mare.