L’associazione dei consumatori contro l’esponente dei Cinque Stelle: “Aperture 24 ore su 24 e su base volontaria come chiedono i cittadini”
ROMA – “La polemica sollevata da Di Maio sulle aperture domenicali dei negozi è inutile”. È quanto afferma il Codacons in riferimento a un post pubblicato su Facebook nel quale il vicepresidente della Camera spara a zero sulle liberalizzazioni delle aperture delle attività commerciali. Un fenomeno, quello del lavoro festivo, che secondo una recente indagine della Cgia di Mestre riguarda quasi cinque milioni di italiani.
“Si tratta di questione vecchia di decenni e già ampiamente superata” spiega il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi.
“I negozi devono poter rimanere aperti la domenica e i giorni festivi, su base volontaria e lasciando agli esercenti e ai lavoratori la scelta sui giorni di chiusura. In un momento storico in cui i consumi delle famiglie sono diminuiti di 80 miliardi di euro in 7 anni, il commercio annaspa e la disoccupazione ha raggiunto livelli record, è impensabile porre vincoli e limitazioni che riducono il giro d’affari dei negozianti e tolgono ai consumatori possibilità di acquisto” aggiunge Rienzi.
“Al contrario si deve andare verso la liberalizzazione totale, come avviene in altri Paesi, con negozi aperti 24 ore su 24, perché sono gli stessi cittadini a chiederlo. La questione importante, semmai, è evitare situazioni di sfruttamento del lavoro e lasciare agli esercenti la libertà di scegliere se aprire le serrande la domenica e i giorni festivi” conclude Rienzi.
Cosa aveva detto Di Maio sulle aperture domenicali
L’esponente del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, ieri ha scritto su Facebook che riguardo alle aperture dei negozi nei giorni festivi “non è solo una questione economica. Ma di serenità familiare e di felicità personale”.
“In questi giorni si discute degli orari di lavoro dei dipendenti dei centri commerciali, ed è giusto ricordare che anche i commercianti delle città italiane insieme ai loro dipendenti ormai sono costretti ad inseguire questo ritmo forsennato di lavoro, dettato dai megastore” si legge nel post.
“Con l’eliminazione degli orari di chiusura degli esercizi commerciali ad opera di Monti e del Pd, si sono messe in competizione piccole botteghe e grandi centri commerciali, ognuno può restare aperto quanto vuole, scatenando una concorrenza al ribasso che ha ottenuto come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti, lontani dalla famiglia 7 giorni su 7” scrive ancora Di Maio.
“L’effetto sugli incassi è stato praticamente nullo, si sono spalmati gli stessi introiti su 7 giorni. Ma la qualità della loro vita è ulteriormente precipitata. Il Movimento 5 Stelle tre anni fa, ha fatto approvare alla Camera una Legge – a prima firma Michele Dell’Orco, sugli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, che cerca di ridare dignità a dipendenti ed esercenti.
Una Legge promossa addirittura dalla Conferenza Episcopale Italiana e che istituisce giorni obbligatori di chiusura a settimana, riavvicinandosi a quello che accadeva prima (http://www.camera.it/leg17/126?tab=1&leg=17&idDocumento=750&sede=&tipo=)” si legge ancora.
Secondo Di Maio “il Partito Democratico la tiene bloccata al Senato e non ci permette di approvarla definitivamente. Le liberalizzazioni sfrenate hanno fallito, dovevano essere il volano dell’economia, ci stanno rendendo addirittura più poveri: i livelli di povertà relativa aumentano tra coloro che lavorano (sembra un paradosso) e tra questi ci sono tanti dipendenti dei centri commerciali e degli esercizi commerciali. Al dibattito sul tema degli orari di apertura e chiusura, va anche affiancato il tema dell’e-commerce” prosegue.
“È inutile finger di non vedere, presto la vendita online renderà questi megacentri commerciali sempre più inutili, e i loro dipendenti indirizzati verso altre mansioni, tra cui la consegna a domicilio. Il Senato approvi quanto prima la Legge Dell’Orco. Ricominciamo a mettere al centro delle politiche pubbliche la persona, non queste fallimentari teorie di mercato” conclude il vicepresidente della Camera.