Tajani: “Liberare tutti i prigionieri politici. Libere elezioni unica soluzione”
STRASBURGO – Si fa sempre più drammatica la crisi in Venezuela, dove da giorni si susseguono gli scontri tra la polizia e gli oppositori del presidente Maduro, scesi a migliaia in piazza. La brutale repressione esercitata dalle forze di sicurezza venezuelane e dai gruppi armati irregolari contro le proteste pacifiche hanno provocato almeno 30 morti. Decine di altri manifestanti sono stati feriti o arrestati mentre protestavano contro il governo Maduro, che oggi ha anche annunciato l’uscita dall’OSA, l’organizzazione degli Stati Americani.
In una risoluzione adottata oggi, il Parlamento europeo ha invitato le autorità del Venezuela a risolvere urgentemente la questione degli aiuti umanitari nel Paese, carente di alimenti e medicine.
Come ha affermato il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, “da molti anni stiamo assistendo alla violenza, all’oppressione e alla fame in Venezuela che il governo locale ha imposto alla popolazione inerme”.
“Vediamo giovani studenti uccisi per le strade mentre protestano, persone disperate in cerca di cibo, bambini che muoiono negli ospedali a causa della mancanza di medicine e gli oppositori politici che non possono candidarsi alle elezioni o che vengono mandati in prigione. Vediamo un popolo in ginocchio a causa di un regime che non rispetta la democrazia, lo stato di diritto e, allo stesso tempo, isola il Paese dalle organizzazioni internazionali” ha aggiunto.
“Condanno con forza le continue violazioni dell’ordine democratico in Venezuela. La democrazia e il principio della separazione dei poteri devono essere salvaguardati. Sostengo l’Assemblea Nazionale nei suoi sforzi per rimanere indipendente e mantenere i suoi poteri legislativi. Un calendario elettorale che preveda elezioni libere e trasparenti è l’unica soluzione per porre fine all’attuale situazione politica. Per questo, tutti i prigionieri politici devono essere liberati immediatamente e gli oppositori devono poter partecipare a elezioni libere e imparziali” ha aggiunto Tajani. “Siamo solidali con il popolo venezuelano e invitiamo tutte le organizzazioni internazionali a partecipare nel porre fine a questa crisi umanitaria e politica” ha concluso.
Tra rivolte e scarsità dei beni primari
La crisi venezuelana dura ormai da mesi. Un anno fa erano state bloccate anche le telefonate verso l’Italia per l’impossibilità da parte dei principali operatori di telecomunicazioni locali di sostenere gli elevatissimi costi senza aumentare le tariffe. L’inflazione altissima del Paese (stimata dal Fondo Monetario Internazionale al 720%) e la scarsità di moneta estera hanno letteralmente messo in ginocchio il Venezuela e di conseguenza anche le compagnie telefoniche, che davanti al divieto di aumento delle tariffe imposto dall’organismo che regola le telecomunicazioni, si trovano costrette a sopprimere gran parte dei collegamenti telefonici internazionali.
Per rendersi conto della gravità della situazione, basti pensare che l’inflazione ha già portato il Paese a scambiare petrolio, la principale fonte di reddito nazionale, con la vicina Trinidad e Tobago in cambio di carta igienica. L’ultima pennellata di un quadro grottesco: a mancare totalmente sono infatti i beni primari che non trovano più posto sugli scaffali dei supermercati, ormai vuoti da mesi. Tutti i generi alimentari sono razionati e le lunghe file per l’approvvigionamento sono controllate dai militari del Presidente Maduro, che hanno anche l’incarico di vigilare attentamente affinché nessuno possa prendere più di una volta quanto consentito.
In questa situazione insostenibile la popolazione è costretta a rivolgersi al mercato nero, gestito dalla criminalità organizzata. La violenza di questi gruppi mafiosi ha portato il Venezuela al primo posto nella classifica dei Paesi più pericolosi al mondo con ben 28mila morti violente nel 2015, portando la media degli omicidi a 90 ogni 100 mila abitanti. Ancora più grave è la crisi dei medicinali, assenti quasi ovunque. Il minimo indispensabile è a volte garantito dalle Ong e dai cittadini venezuelani residenti all’estero che riescono a raccogliere i farmaci e a spedirli attraverso mezzi e vie alternativi a quelli legali.
Ma i carichi ufficiali sono quasi sempre oggetto di confisca da parte delle autorità, principalmente per non dover ammettere la grave crisi in cui ci si trova la nazione, che se riconosciuta sarebbe in netto contrasto con la propaganda socialista del governo. La fame, le restrizioni, la militarizzazione, la censura e la repressione in Venezuela ricordano dunque tempi non lontani di regimi socialisti europei finiti in maniera tragica, che hanno portato sul lastrico Paesi che a fatica riescono a riprendersi.