Equo compenso, Comitato Unitario e Rete Professioni chiedono una legge


Confronto al dicastero del Lavoro con il ministro Poletti sulle distorsioni del mercato

professioni Marina Calderone e Armando Zambrano con poletti
Marina Calderone e Armando Zambrano con il ministro Poletti

ROMA – Il Comitato Unitario delle Professioni e la Rete delle Professioni Tecniche, rappresentati da Marina Calderone e Armando Zambrano, hanno incontrato oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti per approfondire le sempre più frequenti distorsioni del mercato a seguito della liberalizzazione e della cancellazione di ogni riferimento normativo, anche solo orientativo sui compensi.

I ceti professionali italiani, infatti, sono sempre più spesso costituiti da lavoratori intellettuali alla mercé di soggetti contrattualmente più forti, in grado di imporre clausole vessatorie. Da qui la richiesta congiunta di prevedere nel nostro ordinamento una legge sull’equo compenso.

Negli ultimi mesi Comitato Unitario delle Professioni e Rete delle Professioni Tecniche hanno affrontato la questione a più riprese, nell’ambito delle audizioni svolte in Parlamento e nei contributi documentali inviati agli organi decisori della Repubblica.

La giusta attenzione nei confronti dei compensi professionali rappresenta per gli iscritti agli Albi un punto nodale: per quanto attiene all’aspetto economico, per una effettiva ed efficace tutela della committenza e per il rispetto della dignità professionale dei liberi professionisti.

Le rappresentanze degli Ordini e dei Collegi, in particolare, hanno seguito l’iter legislativo che sta portando all’approvazione del ‘Jobs Act del lavoro autonomo‘ e, sin dall’inizio, in più di una circostanza hanno fatto rilevare l’urgenza di introdurre una disposizione che conducesse alla definizione di corrispettivi economici idonei a costituire un efficace strumento di orientamento per i committenti e per i professionisti, nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento.

Durante l’incontro è stato segnalato al ministro del Lavoro che la prestazione di opera professionale, come nel lavoro subordinato, trova nel “giusto compenso economico” un canone generale che accompagna da sempre la legislazione giuslavoristica. L’abolizione delle tariffe non ha fatto venir meno la necessità di continuare ad applicare detto principio nell’ambito dei rapporti di lavoro autonomo professionale.