Il caso del plesso di Cisternino è l’emblema delle difficoltà della scuola nel Mezzogiorno
OSTUNI – Ancora tagli nel settore della scuola e a rimetterci, oltre al personale che vi lavora, sono soprattutto i ragazzi. Il destino dell’istituto industriale di Ostuni, infatti sembra essere segnato. Quanto sta accadendo non è altro che l’effetto “rimpallo” dovuto alla riforma delle province. Necessità di reperire fondi, che non si trovano, e quindi di conseguenza necessità di risparmiare. Peccato però che questa volta si voglia risparmiare su quella che è una sede storica del territorio.
L’accorpamento di diversi plessi
Questa realtà non è esclusiva del territorio di Ostuni, in tutta Italia, infatti, sono diversi gli istituti, a partire dalla scuola primaria fino a quella secondaria di secondo grado, che vengono accorpati fino a formare un unico istituto comprensivo.
Tra le cause quella del numero sempre più basso di studenti, ma chiaramente il vero problema è che non si può tenere aperto un intero plesso se non vi sono le condizioni idonee, ed è esattamente quello che ha intenzione di fare la Provincia di Brindisi, operando un taglio che sarà necessariamente doloroso.
L’istituto industriale, attualmente, è suddiviso in tre plessi di cui due sono di proprietà della Provincia. Il terzo, quello ubicato lungo la provinciale per Cisternino, è a rischio chiusura.
Tanti tagli, troppi precari
Questo ennesimo colpo di scure sulla scuola andrà ad aggravare quella che è la già grave situazione su tutto il territorio. Questa Buona Scuola, insomma, non decolla, almeno per ora. In questo particolare momento, infatti, si è assistito alla “migrazione forzata” di diversi insegnanti, a nuove ondate di precariato nomade costretto a fare anche lunghissimi viaggi per non perdere quel punteggio che poi, alla fine, non saprà se davvero servirà a qualcosa o meno.
Il Sud è più a rischio chiusura scuole
Il territorio del Mezzogiorno, soprattutto in alcune aree, ha assistito a un costante e inesorabile spopolamento: da qui scuole sempre più vuote e dunque accorpamenti e chiusure.
Pazienza se poi gli alunni dovranno farsi diversi chilometri in più per frequentare le lezioni in un’altra sede, e se anche gli insegnanti, che finalmente avevano ottenuto un contratto fino a giugno, dovranno spostarsi.
Questa situazione ovviamente potrebbe generare gravi disagi quindi non solo agli alunni, ma anche al corpo docente. Gli insegnanti in Italia, rispetto alla media europea, sono tra le classi lavorative che hanno subìto maggiormente la crisi economica.
Secondo uno studio indipendente del portale Calcoloratamutuo.org solo negli ultimi 5 anni il loro potere d’acquisto è diminuito di quasi il 10%. Nello stesso periodo infatti si riscontra una maggiore richiesta di prestiti Inpdap, una forma di finanziamento che in virtù di taluni accordi, consente l’accesso al credito ai docenti a condizioni agevolate.
Non resta che attendere i nuovi sviluppi quindi, per quanto riguarda l’istituto industriale di Ostuni: solo nei prossimi giorni, infatti, si potrà a avere un quadro più dettagliato della situazione e si saprà se davvero la sede dovrà chiudere le porte ai suoi alunni, ai docenti e anche al personale ATA.