In tutto sono 75mila i migranti che non possono proseguire il loro viaggio
ROMA – Secondo l’UNICEF circa 75.000 rifugiati e migranti, compresi quasi 24.600 bambini, attualmente bloccati in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani Occidentali sono a rischio di stress psicosociale in quanto vivono in un prolungato stato di incertezza. Nonostante abbiano diritto a riunirsi alle famiglie nei paesi di destinazione in Europa Occidentale, come Germania o Svezia, la maggior parte dei richiedenti asilo bloccati non sa se o quando sarà consentito loro di proseguire il viaggio.
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La situazione è particolarmente grave per le madri sole e i bambini bloccati in Grecia o nei Balcani in attesa di riunificazione con membri delle loro famiglie in altri paesi dell’Unione Europea. In molti casi, gli uomini adulti sono i primi membri delle famiglie a intraprendere il viaggio verso l’Europa, mentre il resto della famiglia li segue successivamente. Ma con la chiusura dei confini nel 2016 e l’implementazione della Dichiarazione Ue-Turchia, altri membri delle famiglie sono trattenuti nei paesi di transito dove devono presentare richiesta per la riunificazione familiare con i loro cari – un processo che generalmente richiede tra i 10 mesi a 2 anni di tempo.
“Vediamo madri sole e bambini bloccati in Grecia, Serbia e Bulgaria che non vedono il proprio marito o padre per mesi o persino anni,” ha dichiarato Afshan Khan, Direttore Regionale e Coordinatore speciale per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa dell’UNICEF. “Il processo di riunificazione familiare è lento e dai risvolti incerti, ed è quest’incertezza che può causare stress importanti a livello emotivo e ansia per i bambini e le famiglie, ostacolandoli negli anni a venire.”
L’UNICEF e i suoi partner in Grecia stanno monitorando lo stato di salute mentale e di depressione generale tra le madri sole e i bambini in attesa di riunificazione familiare e stanno fornendo sostegno psicosociale. “Molte madri sole si sentono bloccate e sembra abbiano perso la motivazione”, ha dichiarato Sofia Tzelepi un avvocato che collabora con il partner UNICEF Solidarity Now. “Il loro stato emotivo ha conseguenze anche sui bambini.”
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La maggior parte delle richieste di riunificazione familiare provengono dai bambini e da altri membri separati dalle famiglie bloccati in Grecia, ma a causa del carico di lavoro e del coinvolgimento di almeno due Stati Membri dell’Unione Europea, il processo può essere lento e articolato. Nel 2016, circa 5.000 richieste di riunificazione familiare, di cui 700 da parte di bambini separati e non accompagnati, sono state presentate dalla Grecia, ma solo 1.107 richiedenti hanno raggiunto il loro paese di destinazione entro la fine dell’anno. Nel frattempo il numero di rifugiati e migranti bloccati in Grecia, Ungheria e Balcani Occidentali continua ad aumentare – con un incremento nell’ultimo anno di circa il 60% da 47.000 di marzo 2016 a 80.000 alla fine di aprile. “Tenere le famiglie insieme è il modo migliore per assicurare che i bambini siano protetti e rappresenta anche il motivo per cui il processo di riunificazione familiare per i bambini rifugiati e migranti è così importante,” ha dichiarato Khan. “Dato che il numero di tutte le persone bloccate continua a crescere, gli Stati Membri devono considerare prioritario alleggerire i nodi procedurali in modo che le famiglie possano riunirsi prima possibile”.
L’UNICEF continua a garantire supporto psicosociale ai bambini rifugiati e migranti e alle famiglie in Grecia e nei Balcani Occidentali.
Il lavoro dell’UNICEF:
- In Grecia: sostiene 11 Centri per il Supporto ai Bambini e alle Famiglie e offre servizi per il sostengo psicosociale e la salute mentale ad Atene e in 5 centri aperti nella regione Attica;
- In Bulgaria: garantisce formazione sulla protezione dei bambini rifugiati e migranti per la Polizia di Frontiera, la Direzione per le Migrazioni e i Dipartimenti per la protezione dell’infanzia nelle aree presso il confine con la Turchia; e garantisce sostegno psicosociale attraverso i Centri per il Supporto ai Bambini e alle Famiglie, aperti recentemente;
- In Serbia: fornisce supporto presso gli Spazi a Misura di Bambino e ai servizi sociali statali in tutto il paese;
- Nella Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia: offre sostegno psicosociale ai bambini e alle madri nei Centri per il Supporto ai Bambini e alle Famiglie a Gevgelija e Tabanovce;
- In Croazia: garantisce sostengo psicosociale ai bambini nel Centro a Misura di Bambino a Zagabria;
- In Slovenia: garantisce supporto tecnico al Governo nell’identificare le principali mancanze nel sistema di protezione dei bambini.
L’UNICEF ha sviluppato un programma di sei punti d’azione per i bambini rifugiati e migranti:
- Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti. - Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo, per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
- Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
- Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
- Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.