Michele Albanese: “Attenti vogliono mettere le mani sull’informazione”
La XXIV giornata mondiale della libertà di stampa parte proprio da Reggio Calabria nell’Auditorium Nicola Callipari del Consiglio Regionale, Palazzo Campanella, con il segretario generale Raffaele Lorusso, il segretario generale Carlo Parisi, il responsabile della legalità Michele Albanese, il presidente della commissione nazionale lavoro autonomo Mattia Motta, i consiglieri nazionali Luciano Regolo e Anna Russo, oltre, i componenti del consiglio Direttivo e di tutti gli altri organismi del sindacato Giornalisti della Calabria.
La giornata della libertà di stampa si divide in due appuntamenti, la mattinata incomincia con il convegno dal titolo “libertà uguale lavoro, cultura e legalità”, mentre nel pomeriggio il tema al centro del dibattito è stato “non c’è previdenza senza lavoro, senza dignità senza compenso”.
Crisi della professione?
Tanti gli interventi degli ospiti e, non solo, che hanno dato forti dichiarazioni sulla crisi possiamo osare dire identitaria dei “giornalisti”, ma soprattutto dell’editoria e del gravoso ruolo che, a volte, condiziona l’informazione. Quell’informazione che ogni giornalista vorrebbe fare sua con la presenza quotidiana del dire, del raccontare, dare la notizia senza impedimenti e senza “veli” nel pieno rispetto delle parti, dei luoghi, del colore della pelle, della politica e di una tutela nel raccontare la verità che i togati puniscono, a volte, per il bieco potere conferito. Sempre di parte.
Michele Albanese analizza il pericolo attuale
Per l’uomo con la scorta da circa tre anni per articoli sulla cosca nella Piana di Gioia Tauro l’informazione è in serio pericolo. Raccontare che la statua della Madonna davanti la casa di un conosciuto mafioso si chinava al cospetto di quel malavitoso gli è costato caro: la libertà! È stato proprio lui ad accendere una situazione che perdurava da tempo.
E sulle identificazioni il pericolo è incombente, la Calabria, soprattutto Reggio Calabria, è il territorio con il più alto tasso di intercettazioni. “Vogliono mettere le mani sull’informazione” racconta Albanese alla platea, stracolma di giornalisti calabresi, giovani che si apprestano a varcare quelle soglie del possibile e a volte dell’impossibile, almeno ci provano.
Per Don Valerio Chiovano non ci sono preti antimafia
Mentre don Valerio non ha fatto nessuna predica sulla libertà di stampa e niente piangersi addosso dopo il vile attentato subito, perché “non ci sono preti antimafia ma uomini di parola, no alla stampa di schiavitù”. Tante le dichiarazioni e gli interventi che hanno dato un segno di volontà istituzionale, garantisti il sindacato e l’ordine. Ma purtroppo il settore incontra muri sempre più impervi, e, comunque è difficile fare il giornalista al sud in una società dove lo Stato è assente e il giornalista non può sostituirlo.