L’associazione dei consumatori: “I giudici non hanno mai voluto considerare le responsabilità di chi doveva garantire la sicurezza della nave”
ROMA – I giudici della quarta sezione penale della Corte di Cassazione hanno messo la parola fine al naufragio della Costa Concordia confermando la condanna a 16 anni per Francesco Schettino, l’ex comandante. Nel Gennaio 2012 la nave da crociera urtò uno scoglio prima di naufragare davanti all’Isola del Giglio: quella notte a bordo c’erano 4229 persone tra passeggeri ed equipaggio, e in 32 persero la vita.
Per Schettino ora si sono aperte le porte del carcere romano di Rebibbia, ma la sentenza della Cassazione è destinata a far discutere ancora.
“Si chiude la vicenda della Costa Concordia con una sola certezza: Francesco Schettino, le cui responsabilità sono innegabili, pagherà per tutti coloro che hanno contribuito a provocare le 32 vittime” afferma il Codacons, che fin dal primo giorno è stato parte attiva nel processo rappresentando alcuni naufraghi sopravvissuti all’incidente dell’Isola del Giglio.
“Dall’inizio del percorso giudiziario giudici e mass media hanno individuato un solo e unico responsabile e non hanno mai voluto considerare cosa c’era dietro l’incidente: negligenze e omissioni sul fronte della sicurezza a bordo della nave, che senza dubbio hanno influito sui decessi” spiega l’associazione.
“Basti pensare che alcune vittime sono state rinvenute affogate nella tromba dell’ascensore rimasta aperta per il gravissimo mancato funzionamento del generatore di emergenza e per gli altrettanto gravi difetti di progettazione del sistema degli ascensori, come accertato dagli stessi periti del Tribunale” prosegue il Codacons.
“Schettino, quindi, pagherà per tutti, ma se è giusto che il comandante sconti la sua pena per le evidenti responsabilità nell’incidente, non si comprende perché gli altri soggetti pubblici e privati che hanno contribuito alla tragedia siano stati graziati, ed è una vergogna che stampa e tv, che guadagnano milioni di euro grazie agli investimenti pubblicitari di Costa Crociere, fingano di ignorare il ruolo dell’armatore scagliandosi sempre e solo contro il colpevole “prescelto” fin dall’inizio” sottolinea l’associazione.
“Ora – fa sapere il Codacons – si apre una nuova causa, stavolta contro Costa Crociere, intentata dall’associazione per conto di una coppia di naufraghi, finalizzata ad ottenere il risarcimento dei danni subiti sia nei confronti della società, sia verso i costruttori degli apparati che non hanno funzionato durante l’incidente”.