Milano, blitz antimafia: 4 direzioni generali Lidl in amministrazione giudiziaria


Operazione di Polizia e Finanza coordinata dalla Dda del capoluogo lombardo contro il clan Laudani

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L’amministrazione giudiziaria delle quattro direzione generali durerà sei mesi

MILANO – Un’operazione della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda di Milano, ha posto in amministrazione giudiziaria quattro direzioni generali della società di grande distribuzione Lidl, cui afferiscono circa 200 punti vendita.

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle di Varese e gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano hanno eseguito 15 misure cautelari e due fermi. Le persone finite nei guai sono accusate a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere che agiva per conto della famiglia mafiosa catanese dei ‘Laudani’.

E proprio nell’ambito dell’inchiesta 4 delle 10 direzioni generali italiane della catena Lidl sono finite in mano ai giudici. In una nota Lidl Italia ha fatto sapere che non è indagata e si è detta a disposizione degli inquirenti per fornire collaborazione.

Coldiretti: giro d’affari delle agromafie da 21,8 miliardi

Intanto come sottolinea Coldiretti il volume d’affari complessivo annuale della criminalità nell’agroalimentare è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno. Le attività, spiega la Confederazione, riguardano l’intera filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita.

“Le mafie dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto” afferma Coldiretti.

“In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromette in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio made in Italy” conclude la Confederazione.