Vaccini, sette società medico-scientifiche: “Obbligo anche per gli insegnanti”


Dai pediatri ai medici di Medicina Generale: “Operatori scolastici sono una popolazione a rischio per esposizione professionale”

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L’obbligatorietà per frequentare la scuola ha riacceso il dibattito sulle vaccinazioni

ROMA – Sette società di medicina prendono posizione sul discusso tema dei vaccini obbligatori per frequentare la scuola come annunciato nei giorni scorsi dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.

Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane (FISM), Società Italiana di Igiene (SitI), Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII) e Società Italiana di Pediatria (SIP) in una nota sostengono con decisione l’iniziativa del Ministero della Salute per l’obbligatorietà delle principali vaccinazioni pediatriche per l’iscrizione scolastica e chiedono che lo stesso obbligo sia esteso a tutto il personale che lavora negli stessi istituti scolastici.

“Questa misura risulta necessaria in considerazione del calo preoccupante delle coperture vaccinali osservato negli ultimi anni in quasi tutte le Regioni e Province Autonome italiane anche per i vaccini obbligatori e raccomandati dal calendario d’immunizzazione” spiegano le sette società medico-scientifiche.

“La nostra posizione deriva da consolidate evidenze scientifiche per cui i vaccini devono essere considerati fondamentali strumenti di prevenzione primaria nella lotta a numerose infezioni e malattie infettive di grande impatto sanitario, sociale ed economico per l’intera collettività: il loro razionale utilizzo è mirato al fine di conseguire importanti risultati di Sanità Pubblica, quali il controllo e l’eliminazione e delle malattie per le quali sono stati disegnati” aggiungono le sette sigle.

“Non si può ignorare come il loro appropriato utilizzo non solo rappresenti un’opportunità di protezione individuale ma garantisca tutela di salute per l’intera popolazione, grazie ai ben noti benefici diretti e indiretti ottenibili da programmi mirati di vaccinazione. Le solide evidenze scientifiche ad oggi ottenute (sia in ambito di ricerca clinica sia nella pratica assistenziale) circa la sicurezza e l’efficacia dei vaccini disponibili, confermano le attuali raccomandazioni previste all’interno dei programmi d’immunizzazione esistenti nel nostro Paese” si legge ancora nella nota.

Secondo le sette società medico-scientifiche, inoltre, “il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 indica come prioritario integrare l’offerta vaccinale universale con interventi individuali rivolti alle persone più vulnerabili, compresi i soggetti a maggior rischio per specifiche co-morbosità e condizioni parafisiologiche (ad esempio, la gravidanza). Tra questi individua gli operatori scolastici come una popolazione a rischio per esposizione professionale che può beneficiare di determinate vaccinazioni previste nel calendario vaccinale in età pediatrica, poiché il contatto con bambini rappresenta un rischio sia di contrarre patologie infettive proprie di questa fascia d’età sia di trasmetterle a soggetti terzi suscettibili”.

La discussione circa l’obbligo dei vaccini è, peraltro, attuale in seno alle principali Società Scientifiche italiane della Sanità Pubblica anche per la categoria degli operatori sanitari, ad aumentato rischio di esposizione professionale per malattie prevenibili con vaccinazione rispetto alla popolazione generale, come dimostrato dai recenti casi di trasmissione di morbillo negli ospedali in Italia.

“Le evidenze correnti dimostrano come l’accettazione delle vaccinazioni in questo gruppo non sia ottimale e, in alcuni casi, largamente insoddisfacente, anche ai fini della protezione dei pazienti. La strategia dell’obbligo dei vaccini deve essere sostenuta nell’interesse non solo delle popolazioni destinatarie dell’intervento vaccinale ma anche dell’intera comunità, contribuendo così a ridurre il rischio di trasmissione di pericolosi agenti infettivi nel nostro Paese” conclude la nota.