Gli eurodeputati puntano il dito contro le regolamentazioni dei servizi negli Stati membri
STRASBURGO – L’UE deve sostenere la sharing economy, la cosiddetta economia “collaborativa” garantendo allo stesso tempo la concorrenza leale e il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli obblighi fiscali.
È quanto hanno affermato oggi in una risoluzione gli eurodeputati al Parlamento europeo, sottolineando la necessità di affrontare le zone grigie delle normative nazionali in vigore, che causano notevoli differenze tra gli Stati membri e quindi rendono più difficile la crescita del settore.
La risoluzione non legislativa è stata approvata con 510 voti a favore, 60 contrari e 48 astensioni.
Tali nuovi modelli aziendali variano dai servizi alberghieri (come Airbnb) agli spostamenti in automobile (come Uber, che in Italia ha fatto scattare la protesta dei tassisti), passando per i servizi domestici.
Tra le raccomandazioni sulla sharing economy approvate dagli eurodeputati figurano:
- fornitori individuali o professionisti: sono necessari criteri effettivi per distinguere tra “pari” (peer-to-peer), ovvero i cittadini che forniscono un servizio su base occasionale, e “professionisti”, con principi a livello UE e soglie a livello nazionale (ad esempio basate sul reddito)
- diritti dei consumatori: i consumatori devono essere informati sulle regole che si applicano a ciascuna transazione e sui loro diritti. Le piattaforme collaborative dovrebbero prevedere sistemi efficienti per le procedure di denuncia e risoluzione delle controversie
- responsabilità: la Commissione dovrebbe chiarire ulteriormente e quanto prima i regimi di responsabilità da applicare alle piattaforme di collaborazione
- diritti dei lavoratori: dovranno essere garantite condizioni di lavoro eque e protezioni sociali adeguate a tutti i lavoratori dell’economia collaborativa; i lavoratori dovrebbero essere in grado di beneficiare della portabilità delle valutazioni e recensioni ricevute online, che rappresentano il loro valore nel mercato digitale
- tassazione: obblighi fiscali analoghi dovrebbero essere applicati alle imprese che prestano servizi comparabili, sia nell’economia tradizionale che nell’economia collaborativa. I deputati chiedono alle piattaforme online di collaborare verso questo scopo.
Secondo l’Aula, un regolamento che disciplini tale settore non dovrebbe comunque limitare le potenzialità della sharing economy. Inoltre, gli eurodeputati hanno criticato le regolamentazioni imposte da alcune autorità pubbliche volte a limitare la quantità di alloggi turistici offerta dall’economia collaborativa.
Secondo un sondaggio del 2016 dell’Eurobarometro, si stima che il 17% dei consumatori abbia utilizzato i servizi di sharing economy e il 52 % sia a conoscenza dei servizi offerti. Il principale settore è quello della condivisione dell’alloggio, sulla base del commercio generato, mentre i trasporti condivisi lo sono in termini di entrate generate dalle piattaforme.
“Una strategia europea sull’economia collaborativa è indispensabile. L’obiettivo deve essere quello di evitare che regole diverse si applichino a servizi analoghi tra economia tradizionale e collaborativa, sia per quanto riguarda l’accesso al mercato sia per quanto riguarda il prelievo fiscale, garantendo così una concorrenza leale tra operatori online e offline nonché tra questi e i cosiddetti prosumers”, ha dichiarato il relatore, l’eurodeputato italiano Nicola Danti (S&D).