“Quando la terra trema: gli effetti occupazionali del sisma”: l’analisi dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro
PESARO – Case da ricostruire, comunità da rifondare e soprattutto posti di lavoro da creare. Nelle Marche, dopo le scosse di terremoto più violente della sequenza sismica iniziata il 24 Agosto 2016, il tessuto produttivo delle zone più colpite è andato in tilt. E a risentirne è soprattutto la questione lavoro, con la regione che arranca nonostante i risultati positivi ottenuti con il programma Garanzia Giovani.
Ad affermarlo è l’analisi dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro dal titolo “Quando la terra trema: gli effetti del sisma sull’occupazione nel Centro Italia”. L’indagine, presentata in occasione dei convegni di Categoria a Fermo e Pesaro, mette in relazione dinamiche occupazionali e vicende sismiche del 2016 che hanno interessato anche il territorio marchigiano.
Nel 2016 il numero di occupati marchigiani è pressoché uguale a quello del 2013, nonostante il recupero di 10 mila occupati del 2014 a fronte della crisi economica che a partire dal 2008 aveva comportato una perdita di ben 41 mila lavoratori. A far ben sperare, però, sono i dati occupazionali del 2016 riguardanti i giovani tra i 15 e i 24 anni (+ 13,2% rispetto al 2014) ed in particolare il buon impatto del programma Garanzia Giovani sul territorio.
Negli ultimi due anni nelle Marche, oltre a diminuire il numero di occupati sono aumentati sensibilmente i disoccupati. Un fenomeno dovuto certamente alle tre forti scosse di terremoto che hanno coinvolto la Regione e che hanno compromesso le attività produttive, soprattutto delle piccole imprese, ed il turismo. L’economia regionale appare infatti di fronte ad un vero e proprio spartiacque. Tengono e creano occupazione quei settori e quei distretti che fanno qualità, soprattutto quelli legati alla filiera della moda, dell’agroalimentare e del lusso, ma anche alla logistica ed ai servizi alle imprese.
Al contrario le attività produttive obsolete e a basso valore aggiunto perdono terreno e capacità di competere. D’altra parte anche l’Umbria e l’Abruzzo, regioni confinanti e colpite anch’esse dagli eventi sismici, in questi mesi hanno avuto un evidente rallentamento dell’economia territoriale ed in ogni caso nel 2016 non sono riuscite a cogliere i segnali di ripresa presenti in altri territori.
Sia l’Umbria che le Marche, anche se in modo ancora non continuativo, avevano registrato nel 2015 segnali di ripresa che nel 2016 si sono fermati proprio contestualmente al verificarsi delle scosse di terremoti compromettendo le speranze di ripresa delle regioni colpite e determinando un calo degli occupati marchigiani (- 1,4% e -1,1% negli ultimi due trimestri del 2016) e umbri (-4,2% e -1,9%).
Dall’analisi dell’Osservatorio però si evidenzia che l’unico strumento ad aver funzionato nella regione è il programma Garanzia Giovani. I numeri delle Marche mostrano come dal 2014 la fascia di popolazione che ha visto una crescita occupazionale è quella giovanile (tra i 15 e i 24 anni). Un dato interessante e che fa ben sperare nella ripresa per il territorio marchigiano. Nel 2016, sono 28 mila i giovani occupati, quasi 4 mila in più del 2014 (+13,2%), mentre rispetto all’anno precedente si registra un aumento del 4,5%. La concentrazione negli ultimi due anni, di politiche attive volte all’inserimento occupazionale dei giovani è andata a discapito della generazione dei giovani adulti.
Questo denota che le aziende avevano effettivamente la necessità di inserire nuove leve nel processo produttivo, ma hanno privilegiato i giovanissimi appena usciti dal ciclo formativo. L’inserimento in azienda è avvenuto tramite il sistema combinato di premialità, politiche attive e tirocini che ha visto la regione Marche primeggiare in Italia.
Come evidenziato nel rapporto, inoltre, la perdita di occupazione non ha coinvolto i laureati, che sono aumentati nel 2016 di quasi 10 mila unità rispetto al 2015 (+7,9%) a fronte di un numero di occupati diplomati diminuito di 13 mila unità. Dato che conferma come sul territorio la possibilità di trovare lavoro cresce in corrispondenza del livello di istruzione di chi lo cerca. Dei circa 9 mila posti di lavoro persi rispetto al 2014, inoltre, ben 6 mila hanno interessato le donne.
Ulteriore aspetto evidenziato dal rapporto statistico è quello riguardante l’aumento di persone che decidono di avvicinarsi al lavoro autonomo e libero professionale. I numeri sono chiari: tra gli indipendenti, i liberi professionisti aumentano sensibilmente negli ultimi due anni (+6,7%) così come i lavoratori in proprio (+3,4%). Si tratta di giovani, competenti (i due terzi sono laureati), flessibili e molto adatti a fornire quella consulenza specialistica di cui hanno bisogno le imprese marchigiane orientate alla crescita.
L’analisi dell’Osservatorio si sofferma inoltre sui dati occupazionali delle cinque province marchigiane. La provincia di Fermo è in netta controtendenza con l’andamento regionale in quanto l’unica a migliorare, rispetto ai livelli del 2014, i livelli occupazionali sia nel 2015 (+3,2%), sia nel 2016 (+4%). L’aumento del 2015 dell’occupazione nella provincia di Pesaro e Urbino ha subìto un forte ridimensionamento nel 2016 con un calo degli occupati rispetto al 2014 di 4,4 mila unità. A seguire Macerata (-3,4 mila) e Ascoli Piceno (-2,7%).