L’UNICEF è entrato nella città irachena liberata dall’Isis e ridotta in macerie
MOSUL – “Anche se la battaglia sta giungendo al termine, le profonde cicatrici dei bambini, fisiche e mentali, avranno bisogno di tempo per guarire”. Il Direttore generale dell’UNICEF Italia, Paolo Rozera, è appena rientrato da una missione nella ormai ex roccaforte dell’Isis. Accompagnato da
Hamida Ramadhani, Vice Rappresentante UNICEF in Iraq, il viaggio nella città martoriata dai combattimenti è servito a lanciare un nuovo appello affinché cessino le violenze.
“Circa 650.000 minori che sono passati attraverso l’incubo delle violenze a Mosul, hanno pagato un prezzo altissimo e hanno vissuto troppi orrori negli ultimi tre anni”, ha dichiarato Hamida Ramadhani.
“Alcuni bambini continuano a soffrire nelle sacche di violenza persistenti nella zona vecchia di Mosul Ovest. Un dottore con cui abbiamo parlato ci ha riferito che neonati, anche di una settimana, bambini e mamme erano feriti e coperti di polvere e terra, alcuni anche malnutriti: questo è il prezzo che stanno pagando dopo aver vissuto per circa 10 mesi sotto intensi combattimenti” ha aggiunto.
Negli ultimi tre giorni, l’UNICEF e i suoi partner hanno visto un aumento del numero di minorenni non accompagnati estremamente vulnerabili che arrivano nelle strutture mediche e nelle zone di accoglienza. Alcuni bambini portati in queste strutture sono stati trovati soli fra le macerie.
I bambini e i neonati non accompagnati che arrivano nei centri per le vittime di trauma e nei punti di raccolta vengono immediatamente indirizzati verso l’UNICEF o altre organizzazioni umanitarie, in modo che possano essere assistiti e, quando possibile, riunificati alle loro famiglie.
“I bisogni e il futuro dei più piccoli devono rimanere le priorità nei prossimi mesi e settimane. L’UNICEF rinnova il suo invito a tutte le parti in conflitto in Iraq a considerare i bambini in quanto bambini, ovunque siano nati, e di chiunque siano figli. Per loro è arrivato il momento di guarire, superare i traumi, riunirsi alle loro famiglie e recuperare una parte della loro infanzia perduta”, ha concluso Hamida Ramadhani.