Delitto Yara: in Appello confermato l’ergastolo a Bossetti


Il muratore di Mapello in lacrime dopo la lettura della sentenza. La difesa ricorrerà in Cassazione

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Yara Gambirasio sparì il 26 novembre 2010: il corpo fu trovato tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola

BRESCIA – La corte di assise di Appello di Brescia ha confermato la sentenza di primo grado che condanna Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Dopo 15 ore di camera di consiglio, la lettura del secondo grado di giudizio da parte del presidente Enrico Fischetti è avvenuta a mezzanotte inoltrata.

I giudici hanno accolto l’impianto accusatorio, e a nulla sono servite le parole pronunciate da Bossetti ieri mattina in aula. Il muratore di Mapello aveva chiesto ai giudici nelle dichiarazioni spontanee la possibilità di ricorrere alla super perizia sul DNA trovato sugli indumenti della 13enne di Brembate. “Così potrò dimostrare con assoluta certezza la mia estraneità al delitto. Non posso essere condannato con un DNA anomalo, strampalato, dubbioso. Io non confesserò mai un delitto che non ho fatto” aveva affermato.

La traccia mista trovata sugli slip e i leggings di Yara per l’accusa sono la prova della colpevolezza di Bossetti, e lo stesso hanno ritenuto anche i giudici in appello.

Dopo la lettura della sentenza di appello il muratore di Mapello, che secondo i primi due gradi di giudizio è responsabile dell’omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata in un campo di Chignolo d’Isola tre mesi dopo, è scoppiato in lacrime. Lo stesso ha fatto la moglie, Marita Comi, che è uscita da una porta secondaria per evitare i giornalisti e le telecamere.

Delusi gli avvocati difensori dell’uomo, Claudio Salvagni e Paolo Camporini: “Bossetti è stato condannato senza aver potuto partecipare a nessuna indagine genetica. È stato leso il diritto alla difesa, chiedevamo solo una perizia per togliere i tanti dubbi”. Tra 90 giorni, dopo il deposito delle motivazioni, la difesa tornerà alla carica con il ricorso in Cassazione e chiederà nuovamente la super perizia sul profilo genetico.

Per Enrico Pelillo, il legale della famiglia Gambirasio, “giustizia è stata fatta, non abbiamo mai cercato un colpevole a caso”.