In manette 34 affiliati al clan Brancaccio, sequestrato il “tesoretto” di Riina
PALERMO – Il 19 Luglio di 25 anni fa il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta furono uccisi dalla mafia in Via d’Amelio.
Nella strage compiuta meno di due mesi dopo quella di Capaci nella quale morì Giovanni Falcone, oltre a Borsellino persero la vita Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Limuli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Alle 16:58 del 19 luglio del 1992 una Fiat 126 con 100 chili di tritolo a bordo, parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre del magistrato, esplose, uccidendoli.
Oggi in tutta Italia sono in programma numerose iniziative per tenere vivo il ricordo di Paolo Borsellino e della sua incessante lotta alla mafia.
A Palazzo Marescialli il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha presenziato alla seduta straordinaria dell’Assemblea Plenaria del CSM in ricordo del giudice nel 25° anniversario della strage. All’ordine del giorno la delibera della Sesta Commissione, relatori i Consiglieri Ercole Aprile e Antonio Ardituro, che autorizza la pubblicazione di tutti gli atti e i documenti relativi al percorso professionale del giudice Borsellino, dal suo ingresso in magistratura, nel 1963, fino alla tragica morte del 19 luglio 1992.
Mattarella: “Troppe incertezze ed errori per la verità su Via d’Amelio”
“Come ho già detto in occasione della seduta dedicata a Giovanni Falcone, la rievocazione delle loro figure non può, e non deve, trasformarsi in un rituale fine a se stesso, originato dalle spinte emotive suscitate dall’occasione. E questo ci viene ricordato, ancora una volta, dall’ignobile oltraggio recato al busto di Giovanni Falcone nella scuola di Palermo a lui dedicata. E, ancora ieri, da quello contro la stele che ricorda Rosario Livatino” ha detto il Capo dello Stato.
“Ricordare Paolo Borsellino vuol dire far memoria di come egli visse, interpretò e svolse il suo ruolo di magistrato, costantemente impegnato nella sua terra d’origine per l’affermazione della legalità, con rigore e con determinazione, sempre con noncuranza riguardo alla visibilità per l’attività svolta” ha proseguito.
Come ha ricordato Mattarella, “Paolo Borsellino non si è mai arreso, non ha mai rinunciato a sviluppare il suo progetto di legalità, anche quando era diventato ormai consapevole di essere vittima predestinata della mafia. Come disse ad un giornalista, sapeva di camminare ‘con la morte attaccata alla suola delle scarpe’. Paolo Borsellino ha combattuto la mafia con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Sapeva bene che, per il raggiungimento di questo obiettivo, non è sufficiente la repressione penale ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità”.
“La sua tragica morte, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di Via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato” ha concluso Mattarella.
La ministra Fedeli alla scuola Falcone
A Palermo, invece, la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si è recata prima in Via D’Amelio per le celebrazioni. Ad accoglierla Rita Borsellino. La Ministra ha visitato i laboratori creativi e incontrato le studentesse e gli studenti che hanno preso parte all’iniziativa “Coloriamo Via D’Amelio: il 19 luglio per i cittadini di domani”.
In seguito Fedeli si è recata all’Istituto Comprensivo “G. Falcone”, in via Marchese Pensabene, 34, per incontrare la comunità scolastica dopo gli atti vandalici che hanno colpito la scuola nei giorni scorsi. Nell’Istituto era presente anche una delegazione dell’Istituto Comprensivo “A. De Gasperi” di Palermo, anche questo oggetto di attacchi la scorsa settimana.
Le altre iniziative per il 25° anniversario della strage
La città di Palermo ha ricordato Borsellino e gli agenti uccisi in Via d’Amelio con la proiezione di documentari, film e con dibattiti;.
Al chiostro della questura del capoluogo siciliano, nell’ambito della rassegna “Il dovere della memoria: da Capaci a via D’Amelio”, è stato letto il racconto “È bella la città di notte”: un confronto letterario tra cronaca e narrativa con l’intervento di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso dalla mafia.
Prevista anche la proiezione di un video commemorativo in omaggio alle vittime della strage e l’intervento finale del capo della Polizia Franco Gabrielli.
Maxi retata contro il clan Brancaccio
Nel giorno dell’anniversario della strage mafiosa, lo Stato ha assestato però due altri duri colpi alla criminalità organizzata siciliana.
Polizia di Stato e Guardia di Finanza stamani hanno arrestato 34 esponenti del clan mafioso del quartiere Brancaccio. Le manette sono scattate in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Direzione distrettuale antimafia.
Gli arresti sono stati eseguiti, oltre che in Sicilia, anche in Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria. Sequestrate anche diverse aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro.
Tra i destinatari di custodia cautelare in carcere c’è anche il boss Pietro Tagliavia, capo del mandamento di Brancaccio e della famiglia di Corso dei Mille, che dai domiciliari torna in cella.
Arrestato anche Giuseppe Lo Porto, il fratello del cooperante Giovanni, ucciso due anni fa al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan e ritenuto dagli inquirenti vicino a Tagliavia.
Le indagini hanno permesso di scoprire numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca.
Il clan Brancaccio controllava anche un gruppo imprenditoriale che operava su buona parte del territorio nazionale, in particolare in Sicilia e in Toscana.
Sequestrato il tesoretto di Riina
L’altra operazione antimafia di oggi riguarda il sequestro di beni per un valore di circa un milione e mezzo di euro al boss Totò Riina.
I Carabinieri del Ros hanno dato esecuzione ad un Decreto di Sequestro beni emesso dal Tribunale – sezione misure di prevenzione – di Palermo su proposta della Procura della Repubblica di Palermo.
Le indagini patrimoniali condotte dal Ros “costituiscono il completamento della più generale attività di contrasto condotta dai Carabinieri nei confronti del potente mandamento mafioso di Corleone, uscito depotenziato negli ultimi 5 anni dagli esiti delle indagini Patria, All Stars e Grande Passo, ed ha consentito di individuare e colpire il patrimonio occulto riconducibile a Salvatore Riina, alla moglie Ninetta Bagarella e ai figli, Giuseppe Salvatore, Maria Concetta e Lucia” si legge in una nota.
Sigilli a una villa, mentre sono stati sequestrati 38 conti bancari, 3 società e diversi terreni tra le province di Palermo e Trapani.