Caldo record a Roma, Brambilla chiede lo stop alle botticelle


L’ex ministra alla sindaca Raggi: “Sospenda subito il servizio”

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Duro attacco dell’ex ministra Brambilla alla sindaca Raggi

ROMA – “Vergogna, sindaca Raggi. Sospenda immediatamente la circolazione delle botticelle a Roma, dove sono già state raggiunte temperatura e condizioni climatiche tali da imporre lo stop sulla base delle norme vigenti”. Lo chiede Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista dopo il caldo record di questi giorni che non ha risparmiato la Capitale.

Per l’ex ministra “anche in quest’ambito Raggi dovrebbe trarre le conseguenze della sua traballante gestione. In oltre un anno di amministrazione, dopo le reiterate promesse preelettorali di abolire le botticelle, sull’argomento ha prodotto soltanto annunci, come sullo spostamento nei parchi e sulla riconversione in veicoli elettrici, mentre la realtà è sotto gli occhi di tutti.

“Da un lato cavalli costretti, in aperto disprezzo delle norme, a trasportare i turisti nei giorni più caldi degli ultimi decenni, dall’altro una delibera di iniziativa popolare per l’abolizione del servizio a trazione animale, sottoscritta da più di 10mila cittadini, che da due anni e mezzo attende di essere discussa e messa ai voti in consiglio comunale. Nessuna legge impone a Roma le botticelle, solo la volontà della Raggi e della sua giunta tiene ancora in vita questa barbara tradizione” aggiunge Brambilla.

Del resto “tradire le promesse elettorali è ormai un’abitudine per i sindaci a Cinque Stelle. A Torino Chiara Appendino, gabbando gli animalisti e in perfetta continuità con la giunta Pd Fassino, sta aprendo un nuovo zoo nel centro della città, mentre gli italiani chiedono da tempo la definitiva chiusura di questi tristi luoghi di prigionia. Come se non bastasse, i pentastellati difendono appassionatamente anche il Palio di Siena, manifestazione di comprovata pericolosità per i cavalli.

Diciamo la verità: l’unico animale che se la spassa con i Cinque stelle è il Gattopardo, ma solo come metafora del finto cambiamento, ‘perché tutto resti sempre uguale’” conclude l’ex ministra.