Indagine della CNA: sono circa 11mila quelli nel nostro Paese con uno stipendio base di 1200 euro
ROMA – Tante donne. E anche numerosi immigrati. Smentisce una serie di luoghi comuni la fotografia dei bagnini italiani scattata da Cna Balneatori e dalle cooperative del settore.
I bagnini regolarmente assunti in Italia sono circa 11mila. Impegnati sui litorali marittimi come su fiumi e laghi interni, piscine e parchi acquatici. Le donne sono il 14%, quasi una su sette. Poco meno del 7% non è nato in Italia.
Il numero raggiunto dalle bagnine sarebbe stato incredibile ancora solo pochi anni fa. Aggiungono il tocco femminile a un’attività altamente professionale e anche rischiosa. Un plus che si sprigiona, a esempio, nella capacità di trattare i bambini, spesso loro “clienti” privilegiati una volta sfuggiti ai controlli degli adulti di famiglia.
La mappa regionale della diffusione delle bagnine è altrettanto sorprendente. A sfoggiare più donne occupate professionalmente nel salvamento è la Calabria (con il 21,2% di bagnine, oltre una su cinque addetti), seguita da Trentino Alto Adige (8,3%), Campania (6,5%), Emilia Romagna (6,1%) e Veneto (5,2%).
Il 6,84% dei bagnini regolarmente assunti non è nato in Italia. La diffusione dei bagnini immigrati presenta un andamento molto difforme. In Friuli Venezia Giulia rappresentano il 21,2% del totale. Sul podio salgono anche la Liguria (14,37%) e, ancor più distanziata, la Sardegna (8,77%). A seguire Veneto (7,57%) e Puglia (6,77%).
La maggiore diffusione di bagnini immigrati sul litorale è spiegata prima di tutto dalla loro provenienza: il 49% è nato nei Balcani, il 41% nell’Europa dell’Est, il 10% dal resto del mondo con una spiccata presenza (6%) dei nordafricani.
Immigrati a parte, chi è il bagnino medio italiano quale emerge dalla indagine condotta da Cna Balneatori e dalle coop che forniscono “servizi di assistenza e di prevenzione al salvamento della vita umana in mare”, utilizzando anche dati Istat e Unioncamere? Il 76% dei bagnini (dati Istat) conta meno di quarant’anni e il rimanente 24% ha superato gli “anta”. Un’attività che attrae i giovani, quindi. Ma non i giovanissimi: solo il 14,5% dei bagnini ha meno di 24 anni.
Il 2,2% degli occupati (dati Unioncamere) ha un contratto a tempo indeterminato e i rimanenti sono lavoratori stagionali. Il bagnino deve aver completato la scuola dell’obbligo e frequentato un corso specializzato di alcuni mesi alla Federazione italiana nuoto o alla Società nazionale di salvamento, dal costo di circa 400 euro.
Al termine del corso di formazione si affronta un esame e, se lo si supera, si ottiene il brevetto. Il livello d’istruzione della categoria è mediamente elevato: solo il 22,6% si è fermato alla scuola dell’obbligo, il 51,4% possiede un titolo professionale e il 26% ha conseguito un diploma secondario. Non mancano gli universitari e i laureati.
Che cosa li attira nell’attività di bagnino? Oltre, ovviamente, alla passione per l’acqua, il nuoto e l’aria aperta, uno stipendio medio base di 1200 euro per almeno quattro mesi all’anno cui si aggiunge l’indennità di disoccupazione per un altro trimestre.
Le dieci regole d’oro per una giornata al mare serena
(suggerite dalla Società nazionale di salvamento – www.salvamento.it )
- Se non sai nuotare, l’acqua deve rimanere al di sotto della cintura;
- Non entrare in acqua dopo una prolungata esposizione al sole;
- Nuota in coppia, mai da solo, e sempre all’interno della zona riservata alla balneazione;
- Non continuare a nuotare quando sei stanco, riposati sul dorso e poi torna verso riva;
- Evita di tuffarti quando non conosci il fondale;
- Evita l’iperventilazione prima dell’apnea;
- Prendere il sole con moderazione;
- Non entrare in acqua se c’è la bandiera rossa;
- Non raccogliere siringhe od oggetti taglienti sulla spiaggia e segnalane la presenza al tuo bagnino;
- Lascia gli animali vivi e liberi di nuotare nel loro ambiente.