Nella capitale Freetown intanto arrivano i primi aiuti umanitari dell’UNICEF
FREETOWN – L’UNICEF è subito intervenuto in Sierra Leone, nell’area della capitale Freetown colpita da piogge torrenziali che hanno causato centinaia di vittime. L’organizzazione sta valutando le necessità nelle due principali zone colpite – il sito della grande frana e le aree allagate – concentrandosi sulla fornitura di acqua e sulla protezione dei bambini.
Finora l’UNICEF ha fornito teli da riparo in plastica, sacchi per cadaveri, megafoni per controllare la folla. Molti dei sopravvissuti sono traumatizzati e i familiari sono alla ricerca dei propri cari. Le fonti di acqua che approvvigionano la capitale della Sierra Leone risultano danneggiate. In un quartiere almeno cento persone – prive di riparo e spaventate per ulteriori inondazioni – si sono rifugiate per la notte in una scuola. A quasi due giorni dalla catastrofe che ha causato, secondo un bilancio ancora provvisorio, almeno 400 morti, i soccorritori continuano a scavare sotto a cumuli di fango.
Ci sono ancora delle persone che vengono estratte da sotto le macerie, e qualcuno è ancora viva, ma i dispersi come riferisce la BBC nella sua edizione online sono oltre 600.
Il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, ha lanciato un appello per l’arrivo immediato di aiuti mentre la Croce Rossa Internazionale ha parlato di “corsa contro il tempo per trovare sopravvissuti”.
Anche le Nazioni Unite si sono moblitate con alcune squadre che hanno raggiunto Freetown per aiutare nelle ricerche dei dispersi che si sono concentrate nella zona di Regent, travolta da un fiume di fango e acqua staccatosi dalla collina Sugar Loaf.