L’appello di Coldiretti dopo i due casi di postività al fipronil riscontrati in Italia dal Ministero della Salute
ROMA – L’allarme scattato in Europa per le uova contaminate dal fipronil, un insetticida, ha riguardato nelle ultime ore anche l’Italia. Il Ministero della Salute ha annunciato ieri che due campionamenti di uova, prodotti derivati e alimenti che li contengono, sono risultati positivi al fipronil a completamento delle analisi effettuate ad oggi dagli Istituti Zooprofilattici su 114 del numero totale di campioni oggetto di monitoraggio in Italia e pervenuti.
Per questo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, chiede di “fare i nomi delle aziende coinvolte, pubblicare come in Francia subito l’elenco dei prodotti coinvolti e togliere il segreto sulla destinazione finale di tutti i prodotti alimentari importati rendendo finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero”.
“Di fronte alle emergenze sanitarie provenienti dall’estero che si ripetono nell’alimentare occorre – precisa Moncalvo – intervenire subito con la trasparenza dell’informazione per evitare allarmismi che danneggiano imprese e consumatori”.
“Lo scandalo delle uova contaminate con l’insetticida Fipronil e commercializzate in Europa riguarda esclusivamente quelle importate dall’estero ma le uova italiane possono essere riconosciute poiché è presente l’indicazione di origine su ogni guscio anche se è necessario migliorarne la visibilità scrivendo chiaramente per esteso, anche sulle confezioni e sui cartoni, da dove arrivano” aggiunge la Coldiretti.
“Sul guscio delle uova di gallina – spiega la Confederazione – c’è un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore. A queste informazioni si aggiungono quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S)”.
La raccolta delle uova Made in Italy è assicurata da un patrimonio di oltre 41,6 milioni di galline accasate per la maggior parte in 1.600 allevamenti a gestione professionale secondo la Coldiretti che sottolinea come la produzione nazionale di 12,9 miliardi di uova è sicura ed in grado di soddisfare praticamente l’intero fabbisogno nazionale, senza ricorrere alle importazioni. Più della metà di questa produzione è concentrata nel Nord Italia con la Lombardia che guida le statistiche (27%), seguita da Veneto (22%) ed Emilia Romagna (21%) mentre al Sud è la Sicilia a rappresentare il polo di riferimento con il 5.3% della produzione nazionale.
Nonostante questo l’Italia ha importato dall’Olanda 610mila chili di uova in guscio di gallina nei primi cinque mesi del 2017 ai quali si aggiungono però anche 648mila chili di derivati come uova sgusciate e tuorli freschi, essiccati, congelati o diversamente conservati mentre non sono quantificabili gli alimenti venduti come paste e dolci realizzati con le uova contaminate, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat.
Gli italiani consumano in media circa 215 uova a testa all’anno, di cui 140 tal quali mentre le restanti sotto forma di pasta, dolci ed altre preparazioni alimentari.