Escher a Catania: la mostra prorogata al 15 Ottobre


Le opere del genio olandese al Palazzo della Cultura

mostra escher catania ottobre
Maurits Cornelis Escher, Mano con sfera riflettente, 1935. Litografia, 31,1×21,3 cm. Collezione privata U.S.A.

CATANIA – Al Palazzo della Cultura continua ancora il viaggio nell’appassionante mondo di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), il genio olandese “pop” che con le sue visioni ha sedotto grafici, scienziati, artisti e un vastissimo pubblico.

Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939) e Giorno e notte (1938) sono solo alcune delle opere iconiche del grande artista presentate a Catania, città in cui l’artista giunse – l’ultima volta – nel maggio del 1936 nel suo ideale Grand Tour nella penisola.

Per l’occasione e per la prima volta in Sicilia, alle opere emblematiche e ormai presenti nell’immaginario collettivo, è affiancata un’inedita selezione di opere prodotte da Escher durante i vari soggiorni in Sicilia avvenuti tra il 1928 e il 1936.

Proprio nel Sud Italia e nell’isola in particolare, l’artista maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzano, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua matura produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso celebre.

Sull’isola Escher produsse numerose opere grafiche ritraendo città e paesi noti, ma ciò che fortemente lo appassionava era la ricerca di luoghi ‘eccentrici’, solitari e sperduti, scorci e suggestioni che, prima fissate nei disegni, poi si trasformavano in incisioni, soprattutto xilografie e litografie.

Così disegna le colonne e i prospetti degli antichi templi greci della Sicilia occidentale (Tempio di Segesta, Sicilia, 1932); “cartoline” di litorali come in Catania (1936) dove la città è vista dal porto con barche a vela appena ormeggiate in un pomeriggio al tramonto, col Duomo dedicato a Sant’Agata a fare da quinta e, sullo sfondo, fra la foschia di nuvole basse, si erge la grande mole dell’Etna fumante; i chiostri delle più ricche Basiliche (come nel vero e proprio virtuosismo incisorio del Chiostro di Monreale, Sicilia, 1932); vedute aeree (Cattedrale di Cefalù, 1938) e studia al contempo l’irrompere del disordine della natura realizzando una serie di litografie che hanno per soggetto l’Etna (Colata di lava del 1928 dal monte Etna, 1933) che ritrae da diverse angolature e da visuali di paesi vicini che lo circondano.

Nei disegni siciliani Escher, con un sapiente senso della prospettiva e una sicura abilità compositiva, inizia la ricerca e la riflessione sui rapporti tra l’ordine e il caos e sulla possibilità di un’armonizzazione dei due opposti.

La mostra, che resterà aperta fino al 15 Ottobre, è promossa dal Comune di Catania, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation ed è curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea.

Maurits Cornelis Escher in 5 punti

  1. Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è noto per le sue incisioni che hanno per oggetto immagini basate su paradossi matematici e prospettive apparentemente impossibili.
  2. L’Italia ha un peso rilevante nella sua vita. Escher vive infatti a Roma dal 1923 al 1935 con sua moglie Jetta Umiker che sposa a Viareggio nel 1924. È in Italia che nascono i suoi figli George ed Arthur. Nel suo soggiorno italiano Escher percorre la penisola in lungo e in largo in cerca di ispirazione.
  3. Nel 1937, a causa dell’ascesa del fascismo, si trasferisce in Belgio e poi in Olanda, dando avvio al suo periodo artistico più prolifico, in cui abbandonerà la riproduzione della realtà per rappresentare il suo mondo interiore.
  4. Simmetrie, paradossi geometrici, moti senza fine: la matematica è una componente chiave per comprendere a fondo le opere di Escher. Una delle opere più famose di Escher, “Salita e discesa” (1960) è ispirata all’illusione ottica dei matematici inglesi Lionel e Roger Penrose. Tra le opere più note citiamo: “Day and night” del 1938, “Mani che disegnano” (1948), “Relatività” (1953) e “Belvedere” (1958).
  5. Escher è stato molto amato dalla controcultura dell’epoca, tanto che Mick Jagger gli chiese il permesso di utilizzare una sua opera come copertina per un album dei Rolling Stones. L’artista, però, rifiutò.