Stretta sulle esportazioni di petrolio verso Pyongyang e stop al settore tessile
NEW YORK – Dopo le pressioni della comunità internazionale per il test nucleare della Corea del Nord il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato nuove sanzioni contro Pyongyang.
In seguito al sesto test nucleare effettuato nei giorni scorsi dal regime di Kim Jong-un e che ha provocato anche un forte terremoto artificiale, il Consiglio di sicurezza ha dato dunque il via libera alla risoluzione che prevede nuove misure restrittive.
Il provvedimento prevede una ulteriore stretta sulle esportazioni di petrolio e gas naturale verso la Corea del Nord, fatta eccezione per le quantità necessarie al sostentamento della popolazione. La fonte principale da cui si approvvigiona Pyongyang è la Cina, che però ha votato a favore delle sanzioni. Previsto anche lo stop alle esportazioni tessili, che sono la seconda principale voce dell’export nordcoreano per un controvalore stimato in circa 700 milioni di dollari all’anno.
Approvate, infine, misure che limitano la possibilità di fare affari e lavorare all’estero dei cittadini nordcoreani: gli Stati Uniti stimano che in questo modo Pyongyang dovrà fare a meno di 500 milioni di dollari di entrate fiscali all’anno.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU, come riferisce la BBC nella sua edizione online, si è espresso all’unanimità dopo il raggiungimento di un accordo tra Russia e Cina sulla necessità di nuove sanzioni. La risoluzione numero 2375 è la nona dal 2006, quando fu condotto il primo test nucleare. La notizia è stata accolta con rabbia da Kim Jong-un, secondo quanto riferito dall’agenzia nordocoreana KNCA. Il dittatore avrebbe di nuovo minacciato gli Stati Uniti, assicurando che “pagheranno a caro prezzo” questa nuova tornata di sanzioni.
Washington nel fine settimana aveva chiesto lo stop totale alle esportazioni di petrolio verso la Corea del Nord.