Lo rileva un’indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro
TORINO – Il futuro delle professioni e, di conseguenza, del lavoro passa dalla formazione e dalla specializzazione. Con l’avvento dell’ “Industria 4.0” si può diffondere il timore di perdere il lavoro perché sostituiti dalla tecnologia. La vera sfida, quindi, non passa dalla difesa del proprio impiego, ma dalla trasformazione delle competenze.
È l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro a rimarcare quali professionalità possono rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro in un’attenta indagine sugli effetti della rivoluzione tecnologica sull’occupazione e sulla società intitolata: “L’impatto della Quarta rivoluzione industriale sulla domanda di professioni”, presentata a Torino, in anteprima con i dati del Piemonte, alla conferenza stampa del Festival del Lavoro 2017 svoltasi presso il Palazzo di città.
Alla presentazione hanno preso parte il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, l’Assessore al lavoro del Comune di Torino, Alberto Sacco e la Presidente del Consiglio provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino, Luisella Fassino.
La manifestazione, organizzata dai Consulenti del Lavoro, prenderà il via oggi al Lingotto Fiere per poi concludersi sabato 30 settembre, dopo numerosi eventi e dibattiti in contemporanea sul lavoro del futuro e che vedranno anche l’analisi dettagliata dei dati emersi dalla ricerca.
“Abbiamo accolto con entusiasmo questa iniziativa promossa dai Consulenti del Lavoro per molteplici ragioni”, ha dichiarato l’Assessore Sacco in conferenza stampa. “Innanzitutto per parlare di lavoro, che è l’obiettivo principale che la nostra Amministrazione deve tener presente nella gestione delle sue attività. Un’altra ragione – ha continuato – per la quale abbiamo apprezzato il Festival del Lavoro è la possibilità di far conoscere la città di Torino, le sue bellezze storico-artistiche e la sua vocazione turistica”.
A prendere la parola, poi, la Presidente Fassino per rimarcare i motivi che hanno eletto Torino sede dell’ottava edizione del Festival: “Torino è stata la culla dello sviluppo dell’industria fordista italiana e del cambiamento. Qui è nato un nuovo approccio al lavoro dopo l’introduzione della catena di montaggio ed è qui che, in occasione del Festival, si affronteranno le nuove trasformazioni del lavoro”.
Il tema del lavoro che cambia sarà, infatti, il filo conduttore della tre giorni torinese, come ha spiegato il Presidente De Luca: “Al Festival discuteremo di occupazione e di interventi necessari alla ripresa dell’economia italiana. Ci soffermeremo soprattutto sul concetto di disoccupazione tecnologica per dimostrare come i lavoratori possono fronteggiare il cambiamento se capaci di riconvertire le loro competenze. Al tempo stesso – ha aggiunto – lo Stato dovrà creare i presupposti per rendere più moderna l’economia investendo in un piano infrastrutturale strategico per il Paese mentre le imprese dovranno utilizzare maggiormente le nuove tecnologie”.
Disegnatori industriali: i più richiesti
L’indagine dell’Osservatorio presentata in conferenza, utilizzando i dati sulle assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro (CICO) del Ministero del Lavoro, fornisce la distinzione tra professioni “vincenti”, ovvero in grado di produrre variazioni positive in termini contrattuali, e “perdenti”, con posti di lavoro in diminuzione. Così si scopre che in Piemonte sono i disegnatori industriali ad essere al primo posto tra i dieci mestieri vincenti e altamente qualificati.
Tra il 2012 e il 2016 il saldo totale che interessa i disegnatori industriali è pari a +3.400 unità lavorative. Un primato vinto non solo in questa Regione, ma anche in tutto il territorio nazionale grazie all’aumento della produttività industriale e alla capacità di saper utilizzare la tecnologia a proprio vantaggio.
Dietro ai disegnatori industriali, al secondo posto tra le professioni vincenti si collocano a pari merito gli analisti e progettisti di software e le professioni sanitarie riabilitative, che nel quinquennio hanno registrato un aumento dell’occupazione pari a +1700 unità di lavoro.
La continua richiesta, da parte di aziende, Istituzioni e Pubblica amministrazione di disporre di strutture informatiche sempre più avanzate, veloci e sicure ha determinato la crescita dei professionisti informatici; mentre l’innalzamento dell’aspettativa di vita ha sicuramente contribuito a far crescere l’interesse per la cura della persona e per i servizi ad essa collegati, con il conseguente incremento della richiesta di professionisti della riabilitazione, tra i quali fisioterapisti, logopedisti, ortottisti.
A seguire nella classifica regionale i tecnici del marketing (+1600 unità), le professioni tecniche della prevenzione e i tecnici esperti in applicazioni (+1200 unità), i programmatori e i tecnici del reinserimento e dell’integrazione sociale (+1100 unità). Si collocano solo al 9° posto, invece, i docenti d’asilo (+1000 unità) seguiti dagli ingegneri energetici e meccanici (+900 unità).
Tra le dieci professioni in crisi nel Piemonte spiccano nel periodo 2012-2016 i cosiddetti “colletti bianchi” ovvero segretari amministrativi, archivisti, tecnici degli affari generali, che hanno registrato una perdita pari a -3600 unità. A seguire, i contabili ed i tecnici statistici, che hanno perso rispettivamente -2600 e -1900 unità lavorative, i tecnici per la trasmissione radio-televisiva e per le telecomunicazioni con 1500 unità in meno ed i tecnici del lavoro bancario con -1100 unità.
A metà classifica si collocano a pari merito le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche nonché gli istruttori di tecniche in campo artistico (-1000 unità), seguiti dai consiglieri dell’orientamento e da ricercatori e tecnici laureati in scienze della vita e della salute (entrambi con -800 unità); all’ultimo posto gli istruttori di discipline sportive non agonistiche (-700 unità). La crisi di queste professioni altamente qualificate non è dovuta soltanto all’avanzare della tecnologia, ma anche ad altri fattori, quali il passaggio da un lavoro dipendente ad un’attività autonoma e la mancanza di investimenti in formazione e ricerca, che hanno comportato per alcune di esse un calo della domanda alle dipendenze dell’impresa.
È indubbio, quindi, che la chiave per affrontare al meglio i cambiamenti che nasceranno da lavoro e industria 4.0 sia da ricercare nel capitale umano. Investendo in formazione continua e nell’aggiornamento delle competenze professionali si può rispondere in modo adeguato alle richieste del mercato del lavoro. Le soluzioni per intraprendere questa strada e rimettere in moto la crescita del Piemonte e dell’intero Paese saranno discusse nei numerosi momenti di confronto ed approfondimento che animeranno il Festival del Lavoro di Torino.