La tassazione sulle vincite passerà dal 6 al 12% sulla parte eccedente i 500 euro
ROMA – La tassa sulla fortuna, in vigore dal primo ottobre, porterà alle casse dello Stato 36 milioni negli ultimi tre mesi del 2017, che diventeranno 143 milioni annui a pieno regime.
Il prelievo – introdotto dalla “Manovrina” entrata in vigore a giugno – passerà dal 6 al 12% sulla parte di vincita eccedente i 500 euro e si applicherà a Gratta&Vinci, SuperEnalotto, Win for Life e Videolottery. Restano esclusi, come riporta Agipronews, Lotteria Italia, scommesse, poker e casinò online, bingo e slot machine (per quest’ultime la vincita non può mai superare i 100 euro).
Per effetto della legge che ritocca la tassa sulla fortuna, cambia il 1° ottobre anche la tassazione sulle vincite al Lotto, che passa dal 6% all’8%. Secondo un’analisi del Servizio Bilancio della Camera, con l’aumento delle aliquote si può prevedere un aumento di gettito pari a 143 milioni annui (48 per il Lotto + 95 per gli altri giochi) a partire dal 2018.
Ludopatia: interviene il Consiglio di Stato
Intanto il Ministero dell’economia, il Ministero della salute la Conferenza Unificata dovranno emanare le linee d’azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia dovuti a gioco compulsivo, come previsto dalla legge di stabilità del 2011.
È quanto emerge dalla sentenza del Consiglio di Stato che, riferisce Agipronews, chiude un iter giudiziario iniziato nel 2012 con il ricorso del Codacons al Tar Lazio. Cinque anni fa, l’associazione dei consumatori si era rivolta ai giudici amministrativi per chiedere l’emanazione del provvedimento previsto dalla manovra finanziaria. Il Tar aveva accolto la richiesta, ma l’iter era rimasto bloccato tra Conferenza Unificata, Agenzia Dogane e Monopoli e Ministero della Salute. Le amministrazioni hanno in seguito presentato appello, sostenendo che l’emanazione del decreto Balduzzi nel 2012 (successivo alla sentenza del Tar) avesse disciplinato “ex novo” la materia, individuando le linee d’azione contro la ludopatia. Il decreto interdirigenziale sarebbe inutile e inopportuno allo stato attuale, ma non la pensano così i giudici della Quarta sezione di Palazzo Spada.
Il decreto Balduzzi, si legge nella sentenza, disciplina “solo indirettamente” il contrasto alla ludopatia e “detta una disciplina di più ampio respiro”. Non contiene inoltre “alcuna espressa clausola abrogativa delle disposizioni” previste dalla legge di stabilità 2011.
Dunque, “l’entrata in vigore del decreto Balduzzi non rappresenta e non puo? rappresentare un ostacolo all’adozione di un atto amministrativo generale previsto da una legge tuttora in vigore” ma anzi costituisce “un passo necessario” per attuare “obiettivi posti dal legislatore in modo frammentato e rimasti ancora, allo stato, lettera morta nonostante le tante leggi succedutesi in materia”. Il giudizio del Consiglio di Stato, riporta Agipronews, è netto: “le due normative coesistono”, concludono i giudici, e “la continua e reiterata mancata attuazione delle misure volute dal legislatore suona come ulteriore riprova del fatto che la decisione contenuta nella sentenza impugnata conserva tuttora la propria attualita?”. Palazzo Spada respinge dunque l’appello e “conferma la sentenza di primo grado”.