Indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro con l’identikit dei destinatari della nuova tutela nata con la riforma del Jobs Act
TORINO – L’avvio in modo definitivo e strutturato in autunno dell’ assegno di ricollocazione riguarderà una platea di circa un milione di persone, con una leggera prevalenza maschile. E il successo della ricollocazione sarà in buona parte legato al possesso di una qualifica professionale e di una certa esperienza lavorativa.
Rischiano, infatti, l’esclusione dall’assegno circa duecentomila persone, che per assenza dei requisiti di occupabilità potrebbero rientrare tra quei soggetti che vivono in condizioni di povertà ovvero i destinatari del reddito di inclusione: un diverso strumento di attivazione sociale.
Bisogna, poi, fare i conti con la reale adesione degli aventi diritto all’assegno. Durante la prima sperimentazione, avviata dall’Agenzia nazionale per le politiche attive su 30 mila soggetti selezionati, solo circa 3.000 hanno risposto alla chiamata (il 10%).
È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro sui dati CICO (Campione Integrato delle Comunicazioni Obbligatorie), forniti dal Ministero del Lavoro, e presentata oggi al Festival del Lavoro di Torino. Obiettivo della sperimentazione quantificare i destinatari reali dell’assegno di ricollocazione – ovvero i percettori dell’indennità di disoccupazione Naspi nel 2016 – e verificarne le caratteristiche utili ad individuarne l’occupabilità.
L’ assegno di ricollocazione costituisce una delle novità più importanti delle riforme del mercato del lavoro previste dal “Jobs Act” e consiste in un contributo economico per i servizi per il lavoro che offrono un’opportunità di impiego ad un disoccupato percettore di Naspi, la nuova indennità di disoccupazione, da almeno 4 mesi.
L’importo dell’assegno varia in ragione della difficoltà occupazionale del disoccupato coinvolto (calcolata attraverso la cosiddetta “profilazione”) e del tipo di contratto con cui viene assunto. Si tratta di uno strumento che la legge italiana considera fondamentale per promuovere l’attivazione al lavoro del disoccupato e che dovrebbe diventare nei prossimi mesi un diritto richiedibile da ogni beneficiario.
Per l’Italia la remunerazione dei servizi per il lavoro e il risultato occupazionale, che obbliga a collegare l’erogazione dell’indennità di disoccupazione ad un percorso rafforzato di attivazione al lavoro, costituiscono due novità importanti a differenza degli altri Paesi d’Europa, dove questo sistema è in vigore da tempo.
Un’operazione che coinvolge in prima linea l’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, per la gestione dell’assegno di ricollocazione e l’Inps per quanto riguarda l’erogazione della Naspi. Analizzando i dati si scopre che su circa 1.750.000 disoccupati involontari, solo 190 mila circa hanno subito trovato lavoro (11%) senza dover richiedere la Naspi. Quest’ultima, dunque, coinvolge l’89% della platea dei senza lavoro: circa 1.573.000 disoccupati. Di questi, circa 340mila hanno trovato lavoro prima dei 4 mesi richiesti per ottenere la misura (con contratto o a tempo indeterminato o di almeno sei mesi) mentre tutti gli altri non raggiungono il periodo di Naspi necessario a richiedere l’assegno. La platea potenziale degli aventi diritto, calcolata sui dati del 2016, copre circa il 59% rispetto ai disoccupati involontari che possono fare richiesta per la Naspi ed equivale a poco più di un milione di persone.
I beneficiari potenziali dell’ assegno di ricollocazione sono per il 53% uomini, residenti al Nord o al Sud Italia (40%) e di età superiore a 30 anni. Sono le donne, quindi, ad essere ricollocate più facilmente (il 52%), soprattutto per la presenza tra i lavoratori più rioccupabili di una ingente quota di docenti di sesso femminile impiegati a tempo determinato nelle scuole.
Analizzando, poi, la nazionalità della platea dei beneficiari dell’ assegno di ricollocazione si nota che i cittadini italiani hanno più possibilità di trovare un lavoro rispetto ai cittadini extracomunitari (circa il 12% tra i possibili aventi diritto all’ assegno di ricollocazione). Ad essere esclusi, invece, dalla Naspi per via del mancato requisito contributivo, sono soprattutto i giovani under 29.
Lo studio dell’Osservatorio dei Consulenti del Lavoro si sofferma, poi, sui settori di provenienza dei disoccupati e sulle aree geografiche di appartenenza. Al primo posto si collocano le professioni qualificate del settore Alloggio e ristorazione (13,5% dei potenziali beneficiari) soprattutto per la forte presenza di lavori stagionali. Seguono le professioni qualificate del Commercio (6,4%), gli operai specializzati nelle Costruzioni (6,3%), gli operai specializzati nella Manifattura (5,6%) al pari con le professioni qualificate dei Servizi domestici (5,6%) ed infine i docenti (5,1%).
Sono le regioni più popolose e con il maggior numero di occupati ad avere il più elevato numero di beneficiari dell’assegno. La Lombardia, con circa 133 mila potenziali beneficiari, guida la classifica seguita dalla Campania (123 mila), dal Lazio (93 mila) e a breve distanza dalla Sicilia (92 mila). Con un valore compreso tra i 74 ed i 79 mila si collocano il Veneto, la Puglia e l’Emilia-Romagna. Le anzianità contributive più elevate si registrano in alcune regioni del Nord (Lombardia e Piemonte soprattutto) e al Centro (Umbria), dove le crisi industriali hanno determinato numerosi disoccupati.