L’azienda avvisa gli utenti: “Stiamo facendo il possibile per evitare disagi”
MILANO – Continuano le agitazioni sindacali che stanno condizionando i servizi postali SDA secondo gli standard previsti. Il Gruppo, in una nota, fa sapere che “nel caso di spedizioni composte da più colli, i limiti sono i seguenti: per singolo collo peso massimo 30 kg e dimensioni massime 150 cm (lato più lungo 100 cm)”.
“I colli dovranno avere forme regolari; non sono ammesse spedizioni contenenti liquidi, piante, espositori, tubi, pneumatici in quanto non gestibile dagli impianti di smistamento automatizzati. Non si ritirano bancali mono destino” si legge ancora nella nota di SDA.
Il Gruppo fa sapere inoltre che “non sono previste restrizioni per le spedizioni in partenza dalla Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia e destinate in una delle medesime Regioni”.
“La filiale di Milano – Carpiano è chiusa, le relative spedizioni sono gestite dalla filiale di Milano – Buccinasco, eventuali richieste di ritiro in fermo deposito (svincolo) presso la filiale dovranno essere concordate con l’assistenza clienti. Il servizio Internazionale non è soggetto a restrizioni. SDA sta facendo il possibile per limitare i disagi” conclude il Gruppo.
L’intervento di SI Cobas
Intanto SI Cobas, il Sindacato Intercategoriale Cobas Lavoratori Autorganizzati, parla di “ennesimo nulla di fatto” in merito al vertice in Prefettura a Milano con SDA, consorzio UCSA e rappresentanti istituzionali.
“Di fronte alle aperture del SI Cobas, che con senso di responsabilità verso i lavoratori ha mostrato la sua disponibilità a permettere la ripresa delle attività sul sito di Carpiano a patto che entrassero tutti i lavoratori in un lasso di tempo massimo di un mese, SDA e UCSA hanno alzato in maniera pretestuosa un muro, arrivando a rifiutarsi di firmare il verbale d’incontro redatto dalla Prefettura, che per giunta non faceva altro che limitarsi a ‘registrare’ le rispettive posizioni delle parti in causa” afferma l’organizzazione sindacale.
“Per giungere a un primo accordo di ‘armistizio’ chiedevamo come unica condizione la garanzia che il sistema di lavoro a rotazione giornaliera, definito da SDA inevitabile a causa della significativa perdita di volumi prodottasi in queste settimane, fosse limitato al tempo strettamente necessario a riprendere l’ordinaria attività, e che nel frattempo l’UCSA si facesse carico di attivare, così come già concordato con l’altro consorzio sugli Hub di Bologna e Roma, l’integrazione salariale per le ore contrattuali non lavorate, con un’integrazione ‘extra’ a carico del committente o fornitore tale da garantire a tutti il 100% del salario” prosegue SI Cobas.
“A fronte di queste proposte costruttive (che, lo ripetiamo, sono state già ratificate sugli hub di Roma e Bologna!) la chiusura di UCSA e SDA è stata totale, fino ad arrivare alla vera e propria provocazione di proporre l’attivazione della NASPI per un numero imprecisato di lavoratori: tradotto in parole semplici, i padroni vorrebbero risolvere la vertenza con i licenziamenti! Oramai dovrebbe essere chiaro a tutti che SDA e Poste Italiane stanno volutamente inasprendo all’inverosimile la tensione” tuona la sigla sindacale.
“Di fatto i padroni stanno mettendo in atto a Carpiano una vera e propria serrata. Il loro intento è tutt’altro che sbloccare il magazzino e liberare i 70mila colli bloccati, bensì mantenerli bloccati e usarli come alibi per scaricare sul SI Cobas la responsabilità della situazione di caos in atto e minacciare il ricorso a ‘misure estreme’ quali l’azione di forza della polizia, la chiusura dell’Hub o una nuova ondata di licenziamenti! Si tratta di una strategia finalizzata ad evidenziare che SDA, perdendo milioni, deve essere rifinanziato da Poste o ceduta ad Amazon, ed in ambedue i casi i dirigenti di SDA si sono proposti di estromettere il SI Cobas dal magazzino e liberarsi della presenza scomoda di un sindacato che fa il suo mestiere: una strategia che vede UCSA e SDA nelle vesti di esecutori, e il governo Gentiloni e la triplice collaborazionista di Cgil-Cisl-Uil nelle vesti di mandanti politici” si legge ancora.
“Se SDA e Usca si rifiutano di firmare finanche un verbale dove è riportata la discussione in Prefettura il motivo va evidentemente ricercato non nelle relazioni sindacali interne al magazzino, ma alla necessità politica da parte di padroni e governo di fare muro per impedire la disapplicazione del Jobs Act di Renzi, come da noi richiesto e sempre ottenuto in altre filiere, in una delle più importanti aziende a partecipazione pubblica, e sferrare un’ulteriore colpo al diritto di sciopero!”.