Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è aumentata del 63%
ROMA – La spesa degli italiani per i giochi pubblici nel 2016 è stata di 19,4 miliardi di euro, in crescita del 63% rispetto al 2006, quando la spesa era di 11,9 miliardi.
Come riporta Agipronews è il dato che emerge dai dati storici sul gioco legale in Italia, resi noti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Le vincite totali (su una raccolta da 96,1 miliardi, +176%) sono state di 77 miliardi (dunque più che triplicate rispetto ai 22,7 miliardi del 2006). Nel 2016 ha superato i 10 miliardi di euro la quota per l’erario (contro i 6,7 miliardi del 2006, +55%).
“Il fatturato della filiera – si legge nel documento dei Monopoli – ottenuto per differenza tra spesa dei giocatori ed erario, nel 2016 è stato pari a 9 miliardi, contro i 5,2 miliardi del 2006 (+73%)”.
Con la diffusione di questi dati l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli “prosegue nel suo impegno volto a mettere a disposizione di tutti gli interessati una base conoscitiva istituzionale sul gioco legale in Italia” si legge in una nota.
Sul sito dell’Agenzia (www.agenziadoganemonopoli.gov.it/portale/monopoli) sono disponibili i dati sul gioco legale in Italia a livello nazionale e regionale. Per il periodo 2006-2016 sono stati ricostruiti i dati nazionali per ogni categoria di gioco relativi alla Raccolta, alle Vincite, alla Spesa (ovvero alle perdite dei giocatori), agli introiti erariali e al fatturato della filiera commerciale.
Per il periodo 2013-2016 vengono presentati i dati nazionali relativi alla Raccolta, alle Vincite, alla Spesa e agli introiti erariali con distinto riferimento al canale di distribuzione del gioco (fisico o online). Per i giochi distribuiti attraverso il canale fisico, con riferimento al periodo 2013-2016, i dati sono disponibili anche a livello regionale.
“I dati presentati, elaborati in collaborazione con la SOGEI, sono quelli registrati nei sistemi informativi dell’Agenzia, e sono soggetti periodicamente, per ragioni tecniche, a rettifiche, che possono essere significative solo con riferimento agli anni più recenti” sottolinea l’Agenzia.