Malta, l’isola dell’azzardo: anche la mafia fa affari d’oro


Il settore giochi vale 1,2 miliardi di euro: la Commissione antimafia italiana in visita sull’isola

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Un italiano su due ha giocato online almeno una volta nel 2017

LA VALLETTA – Malta “per la Commissione Antimafia italiana è molto importante, perché da tempo è oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni criminali mafiose per la droga, per il gioco, per l’immigrazione. Molti esponenti delle organizzazioni mafiose italiane fanno affari in questa isola, per questo avevamo programmato questa visita”. Lo ha detto Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, in visita a Malta pochi giorni dopo l’attentato alla giornalista Daphne Caruana Galizia.

Oggi la delegazione della Commissione, composta anche dalle deputate Giulia Sarti (M5S) e Laura Garavini (PD) ha incontrato “le istituzioni maltesi, le opposizioni: per noi è un’occasione per un confronto, perché i nostri Paesi devono collaborare per combattere la criminalità”, ha spiegato la Bindi.

La delegazione italiana composta da alcuni membri della Commissione, ha chiesto maggiore collaborazione alle istituzioni maltesi nel contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata, anche nel settore del gioco online.

I giochi valgono il 12% del Pil

Oltre 1,2 miliardi di euro, pari al 12% del Pil nazionale: tanto vale il gaming a Malta, dove il settore può vantare un regime fiscale a dir poco generoso. In particolar modo, il gioco online si è rivelato fondamentale per l’economia dell’isola: secondo la Camera di Commercio del Paese, l’industria dell’i-gaming ha contribuito al 20% totale della crescita economica tra il 2011 e il 2016. Una solida base su cui il Governo intende puntare ancora, anche grazie alla “Gaming Act”, la nuova legge sui giochi che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi mesi.

Tra le linee guide proposte dalla Malta Gaming Authority (l’ente regolatore del settore), riferisce Agipronews, ci sono l’introduzione di un sistema di controllo che consenta controlli più incisivi, anche per la prevenzione e il contrasto del match fixing e del riciclaggio di denaro, un innalzamento delle misure di tutela per i giocatori, con sanzioni più dure. Al momento le licenze di gioco rilasciate dalle autorità maltesi sono oltre 500, i ricavi generati dalla Malta Gaming Authority nel 2016 sono stati di 62,5 milioni di euro, in crescita del 2,6% rispetto ai 60,9 milioni del 2015, mentre allo Stato sono tornati in tasse 56,2 milioni di euro, lo 0,7% in più sui 55,8 milioni dell’anno precedente.

Da “Gambling” a “Jonny”: gli intrecci con la criminalità organizzata

Le favorevoli condizioni d’ingresso nel settore, fa sapere Agipronews, hanno da un lato spinto alcuni colossi internazionali del gioco a prendere la sede nell’isola; dall’altro hanno attirato l’interesse della criminalità organizzata, che più volte ha tentato di infiltrarsi nell’economia legale maltese.

GAMBLING &’NDRANGHETA – Nel luglio 2015, un’operazione internazionale della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria scoprì un giro di scommesse online illegali, che portò al sequestro di beni per 2 miliardi di euro e all’arresto di 41 persone. Il superpentito Mario Gennaro – ex capo del bookmaker maltese Betuniq, poi condannato in primo grado a 3 anni – ha ammesso di essere stato “spedito” a Malta dalle cosche reggine per reinvestire il denaro sporco nei siti di poker e scommesse.

OPERAZIONE JONNY – La DDA di Catanzaro, quest’anno, ha portato alla luce i legami della cosca degli Arena con Malta: secondo quanto accertato dalle indagini, il clan crotonese – praticamente monopolista nella provincia calabrese – utilizzava i totem presenti sul territorio (violando la normativa italiana sul prelievo erariale) attraverso la piattaforma di gioco di un operatore maltese – Bet1128 (la cui licenza è stata sospesa dai Monopoli di Valletta) – per riciclare grandi quantità di denaro, producendo un profitto netto da 1,3 milioni di euro nel biennio 2013-2015.

IL LAVORO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA – Il procuratore del Tribunale di Catanzaro Nicola Gratteri, tuttora impegnato nelle indagini sui legami tra la ‘ndrangheta e Malta, lo scorso anno ha inviato una rogatoria internazionale nell’ambito dell’inchiesta denominata “Jonny”, ma dal governo maltese non è giunta alcuna risposta. “C’è qualcosa che non va sul piano normativo legislativo e sul piano dei controlli, sarebbe il caso di approfondire, non solo sul piano giudiziario ma anche sul piano amministrativo e politico”, aveva detto nel corso di un’audizione in Commissione Antimafia.