Appello alla regione: “La sospensione fino al 5 Novembre non basta”
TORINO – In Piemonte continua l’emergenza incendi, con diverse zone della regione nella morsa dei roghi da ormai due settimane. Mentre le terre piemontesi bruciano ancora, il Movimento Animalista piemontese lancia un appello al governatore Chiamparino per chiudere subito la stagione di caccia.
“I roghi – commenta Monica Fontana, responsabile regionale del Movimento Animalista – stanno irrimediabilmente danneggiando non solo l’ambiente ma anche la fauna selvatica. Per questo è assoluta priorità che la Regione Piemonte decreti lo stop immediato alla caccia, applicando la legge 157/92 art.19 comma 1, che prevede che le regioni possono vietare la caccia per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche. La sospensione fino al 5 novembre, decretata dalla giunta, non è in alcun modo sufficiente”.
Oltre alla chiusura della stagione di caccia il Movimento Animalista chiede lo sblocco dei fondi per le emergenze, la messa in opera di misure finanziarie in aiuto delle attività agricole compromesse, misure per l’assistenza alle persone nelle zone interessate, maggiore sorveglianza su chi non rispettasse i divieti venatori e l’allestimento di zone di ristoro per le specie selvatiche in fuga dall’incendio.
“Il Movimento Animalista Regione Piemonte – aggiunge Monica Fontana – si rende disponibile alla collaborazione con tutte le associazioni ambientaliste ed animaliste regionali che vogliano operare insieme per ogni tipo di attività per promuovere la chiusura della caccia presso la presidenza e la giunta regionale. A tutta la popolazione coinvolta dalla calamità va la nostra totale solidarietà ed impegno al fine di non permettere che sia abbandonata”.
Intanto, come ricorda la Coldiretti, superata l’emergenza ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.
“Nelle foreste andate a fuoco – precisa la Confederazione – saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi”.
“Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare perché – conclude la Coldiretti – è mancata l’opera di prevenzione nei boschi che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili”.