Operazione “Malacarne” dei NAS: casi in diverse regioni servite da un’azienda pistoiese
PISTOIA – Non si facevano scrupolo di fornire carne avariata a bambini, malati e militari per aumentare i loro guadagni i cinque arrestati nell’ambito dell’operazione “Malacarne”. Si tratta di quattro responsabili di un’azienda del Pistoiese specializzata nelle forniture alle mense e del commercialista, che avrebbero messo in piedi una truffa scoperta dai NAS di Firenze.
Sulla vicenda farà luce la Procura di Pistoia, che ha indagato altre 19 persone tra commercianti, veterinari Asl e responsabili delle ditte appaltatrici.
Secondo quanto scoperto dai Carabinieri gli arrestati e gli indagati avrebbero messo in piedi un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di Enti Pubblici, frode nelle pubbliche forniture, commercio di sostanze alimentari nocive e false.
L’inchiesta coordinata dalla procura di Pistoia ha fatto emergere che l’azienda pistoiese, una volta vinta la gara di appalto per il servizio mensa in scuole, ospedali e caserme, per contenere i costi serviva carne avariata e contaminata da batteri.
La carne avariata, secondo i primi accertamenti dei NAS, sarebbe stata servita nelle mense di 30 tra scuole e ospedali di Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana oltre a 13 caserme dell’Esercito e dell’Aeronautica militare. Due di queste, si trovano all’estero, in Libano e a Gibuti.
Le indagini dei NAS
Sono partite nel gennaio 2016, e hanno consentito di accertare la fornitura di carni:
- con tagli anatomici qualitativamente inferiori rispetto a quelli ordinati dalle stazioni appaltanti;
- con data di scadenza, anche per carni suine, bovine e salumi, c.d. prolungata rispetto a quella originaria immessa dalla ditta produttrice, sottoponendo così l’alimento a pericoli sanitari;
- sottoposte a diversi e continui processi di congelamento e scongelamento, in relazione alle esigenze della propria azienda;
- già respinte da altre stazioni appaltanti in quanto non conformi (es. carne respinta al mittente poiché esalante cattivo odore e destinata poi, previa illecita lavorazione, ad altra stazione appaltante);
- materialmente diverse da quelle ordinate ed indicate nel DDT di consegna (es. materiale consegna di pollo indicato come tacchino nel documento di trasporto).
Il Codacons chiede i nomi delle strutture dove è stata servita la carne avariata
Pubblicare i nomi dell’azienda e dei soggetti coinvolti nello scandalo, e l’elenco delle scuole, degli ospedali e delle caserme dove veniva somministrata la carne potenzialmente pericolosa per la saluta umana. A chiederlo è il Codacons, che si costituirà parte offesa.
“Si tratta di una vicenda molto grave perché attiene alla salute umana – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Bambini, pazienti, militari avrebbero mangiato carne avariata e contaminata da batteri, a causa di gravi irregolarità finalizzate ad ottenere profitti illeciti”.
“Le autorità competenti devono pubblicare l’elenco delle strutture pubbliche interessate perché i cittadini hanno diritto non solo alla massima trasparenza, ma anche ad avviare le dovute azioni risarcitorie nel caso in cui saranno confermati gli illeciti, anche in assenza di danni fisici e solo per i rischi sanitari corsi” aggiunge.
In tal senso il Codacons annuncia la propria costituzione di parte offesa nell’inchiesta della Procura di Pistoia, e chiederà in rappresentanza della collettività un maxi-risarcimento danni nei confronti dei soggetti che saranno ritenuti responsabili di atti contro la salute pubblica.
Coldiretti: “Crimine particolarmente odioso”
Più di un italiano su quattro (26%) ritiene scarsa la qualità del cibo offerto nelle mense scolastiche secondo una indagine Coldiretti/Ixè a commento dell’operazione “Malacarne”.
“Si tratta – sottolinea la Confederazione – di un crimine particolarmente odioso poiché ai danni provocati al sistema economico e all’occupazione si aggiungono i pericoli per la salute anche per i più piccoli in una fase delicata della crescita”.
Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità, ma anche per educare le nuove generazioni la Coldiretti sollecita a privilegiare nelle mense i cibi locali a km 0 che valorizzano le realtà produttive locali e riducono i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni. “Da tutelare ci sono – conclude la Confederazione – 4,6 milioni di italiani sono costretti per motivi di studio o di lavoro a mangiare in mensa”.