Gli ultimi ad approdare al Gruppo Misto sono stati Grasso, Calderoli e Piccoli: legislatura da record
ROMA – A Palazzo Madama va di moda il valzer. Chi per un motivo e chi per un altro, dal centrodestra al centrosinistra, i politici continuano a essere in perpetuo movimento. Nell’ultima settimana, come evidenzia l’ultima analisi di OpenPolis, si registrano altri 3 cambi di gruppo: Grasso, Calderoli e Piccoli portano il totale del Senato, a 234. Sommati a quelli della Camera, i cambi di gruppo della XVII legislatura salgono a quota 533.
Il Presidente del Senato, dopo l’addio al Partito democratico, è passato al gruppo Misto e lo stesso ha fatto il suo vice sullo scranno di Palazzo Madama, Roberto Calderoli, che ha lasciato la Lega Nord per confluire nel Misto. Curioso invece il “caso” di Giovanni Piccoli, che dopo aver lasciato Forza Italia neppure un mese fa ora è rientrato tra le fila forziste.
Come emerge dall’analisi di OpenPolis, da inizio legislatura il 43,13% dei politici che siedono a Palazzo Madama ha cambiato gruppo almeno una volta: in totale sono 138 senatori. Insieme ai 204 transfughi di Montecitorio, sono ora 342 i parlamentari coinvolti dal giro di valzer politico, il 36% degli eletti. I due rami messi insieme hanno totalizzato 533 cambi di casacca.
Il tema dei cambi di gruppo, se raffrontato alla precedente legislatura, assume dimensioni record:
la media mensile dalle politiche del 2013 è più di due volte superiore. Dal 2008 al 2013 i cambi di gruppo al mese erano poco più di 4, ora sono circa 10.
Il fenomeno ha molte sfaccettature: si va da parlamentari particolarmente mobili (alcuni con persino 9 cambi di gruppo nel corso della stessa legislatura), a quelli che passano da gruppi di maggioranza a gruppi di opposizione.
Il nodo del vincolo di mandato (che non c’è)
Come sottolinea OpenPolis, deputati e senatori esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. Un principio alla base della nostra democrazia rappresentativa, ma che con il forte incremento dei cambi di gruppo in Parlamento viene messo costantemente in discussione.
Secondo l’articolo 67 della Costituzione italiana, e base giuridica che giustifica una delle libertà più importanti di deputati e senatori, “ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
I parlamentari svolgono dunque il loro incarico senza obblighi nei confronti di partiti, programmi elettorali o dei cittadini stessi.
“Un concetto introdotto nella costituzione francese del 1791 grazie alla rivoluzione del 1789 e che è diventato nel tempo uno dei mattoni su cui è stata costruita l’idea moderna di democrazia rappresentativa. L’eletto quindi non ha nessun vincolo giuridico nei confronti degli elettori, ma solo una responsabilità politica. Una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e/o ricatti esterni” spiega OpenPolis.
Il mandato imperativo, opposto al libero mandato del sistema italiano, è previsto solo in Portogallo, Panama, Bangladesh e India. Nei regolamenti di Camera (art. 83) e Senato (art. 84) l’assenza di vincolo di mandato è declinata nella libertà per singoli eletti di intervenire in disaccordo con il proprio gruppo di appartenenza.