Scandali alimentari a ripetizione: due su tre temono conseguenze da ciò che finisce in tavola
NAPOLI – Due italiani su tre (68%) sono preoccupati dell’impatto sulla salute di quello che mangiano anche per effetto del ripetersi degli scandali alimentari. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè divulgata in occasione dell’apertura del più grande museo del falso Made in Italy alimentare, con le più diffuse frodi a tavola che alimentano la criminalità e mettono a rischio la salute.
Quasi 1 italiano su 3 (29%) ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare dovrebbero essere puniti con l’arresto, con la maggioranza dei cittadini (51%) che chiede comunque la chiusura dell’attività. Si tratta infatti di una realtà insidiosa come è emerso dalla dimostrazione realizzata dalla Coldiretti con la collaborazione delle Osservatorio Agromafie e delle forze dell’ordine, dall’Arma dei Carabinieri alla Guardia di Finanza, dalle Dogane all’ ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari.
Si va dalla semplice alterazione delle etichette alla adulterazione, come l’utilizzo di polvere di latte vietata per i formaggi o all’olio di semi trattato con clorofilla spacciato per extravergine, fino alla sofisticazione come l’uso di perossido di benzoile per sbiancare la mozzarella, di anidride solforosa per rendere più rossa la carne o del Cafodos utilizzato per far sembrare il pesce artificiosamente piu’ fresco.
Il consiglio della Coldiretti è quello di diffidare sempre dei prezzi troppo bassi come ad esempio per l’extravergine che non deve costare meno di 7 euro al litro se si vuole essere sicuri di acquistare prodotto realmente italiano.
Ma è anche importante rivolgersi direttamente ai produttori nelle fattorie o nei mercati contadini di campagna amica dove è possibile parlare direttamente con agricoltori e allevatori ed anche verificare direttamente in azienda i processi produttivi
Con un terzo dei consumi alimentari che si concentra ormai fuori casa, al di là della buona volontà dei ristoratori, oggi non esiste nessuna garanzia per i clienti sulla reale provenienza, ad esempio, del pesce o della carne, ma anche del formaggio per condire la pasta con un utilizzo molto diffuso, ma nascosto, di imitazioni straniere del Parmigiano reggiano e del Grano padano, senza dimenticare i piatti di salumi affettati.
A preoccupare è anche il fatto che in quasi 1 ristorante su 4 (22%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixè ci sono oliere fuorilegge che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore 3 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n.83 della Gazzetta Ufficiale 261, che prevede anche sanzioni che vanno da mille a 8mila euro e la confisca del prodotto.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
“L’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora piu’ pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato come opportunamente previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari, presentata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando dalla Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli” ha aggiunto.
“L’Italia, che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza alimentare ha il compito di svolgere un ruolo di apripista nelle politiche comunitarie alimentari comunitarie che troppo spesso spingono alla omologazione ed ad un livellamento verso il basso” ha continuato Moncalvo.
La Confederazione sottolinea l’importanza di procedere rapidamente nell’introduzione dell’obbligo di indicare in indicare in etichetta l’origine per tutti gli alimenti senza attendere che si verifichino le emergenze, e afferma che va tolto il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati. Una domanda di trasparenza che va estesa dagli scaffali dei supermercato ai menu dei ristoranti con l’indicazione dell’origine dei prodotti utilizzati nella preparazione dei piatti serviti.