Secondo le stime del Codacons il 20% della spesa alimentare delle Feste finirà nella spazzatura
Per il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale 2,9 miliardi di euro di alimenti e bevande varie sono finite sulle tavole degli italiani, con un incremento complessivo di spesa solo per il settore alimentare del +2,8% rispetto al 2016. Lo afferma il Codacons, che sottolinea come le famiglie quest’anno non hanno rinunciato ad imbandire la tavola con i prodotti alimentari tipici delle Feste.
“Il settore alimentare si conferma il re indiscusso del Natale – spiega il presidente Carlo Rienzi – e non subisce alcun taglio di spesa da parte dei consumatori i quali, se risparmiano su regali e addobbi, non faranno di certo mancare pesce, dolci e spumante durante il classico pranzo e cenone natalizio”.
In base ai numeri forniti dal Codacons, la spesa complessiva per il cibo a Natale ha raggiunto quest’anno quota 2,9 miliardi di euro: 1,2 miliardo di euro la fetta di spesa destinata a carne e pesce; più di 550 milioni di euro per l’acquisto di panettoni e dolciumi vari; 600 milioni la quota di spesa destinata a spumanti, vini e bevande varie.
“Come ogni anno, però, il rischio concreto è rappresentato dallo spreco. Stimiamo che circa il 20% di cibi e bevande acquistati durante l’intero periodo di festività finirà nella spazzatura” afferma l’associazione dei consumatori.
In sostanza ogni famiglia sprecherà quest’anno circa 24 euro tra cibo e bevande (in particolare pesce, latticini, dolciumi freschi, ma anche frutta e verdura) che, non potendo essere conservati, andranno a finire nella spazzatura. E anche se gli avanzi di cenone e pranzo possono trasformarsi in nuovi piatti, per molti la pattumiera rimane l’unica soluzione.
Ciò a causa di una tendenza ancora forte nel nostro Paese ad acquistare più del necessario, specie in occasione delle Feste, quando le tavole vengono imbandite con ogni genere alimentare senza però tenere conto dei reali consumi da parte dei commensali.
“È evidente come serva diffondere una corretta cultura alimentare tra gli italiani. La recentissima legge Gadda contro gli sprechi ha fatto molto, ma ora è necessario avviare una campagna informativa a tappeto in modo da raggiungere le famiglie e fornire loro indicazioni corrette per ridurre le eccedenze alimentari” conclude il presidente del Codacons Carlo Rienzi.
Frittate o ratatouille: così gli avanzi non finiscono nella spazzatura
L’88% degli Italiani si mette a tavola con gli avanzi rimasti sulle mense imbandite per cenoni e pranzi di Natale che vengono riutilizzati in cucina anche per una crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi per motivi economici, etici e ambientali. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè divulgata nel giorno di Santo Stefano dalla quale si evidenzia che solo il 7% delle famiglie dichiara che non avanza niente mentre il 2% dona in beneficenza e l’1% butta nel bidone e il resto non risponde.
Secondo la Coldiretti ammonta ad almeno mezzo miliardo il valore di cibi e bevande programmati e non consumati sulle tavole degli Italiani. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono una ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie.
E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme. Recuperare il cibo è una scelta che fa bene all’economia e all’ambiente anche con una minore produzione di rifiuti.
Per il tradizionale appuntamento del Natale con la tavola che l’86% degli italiani ha trascorso a casa sono stati spesi 2,5 miliardi di euro, il 10% in più rispetto allo scorso anno. A prevalere è stato il Made in Italy sulle tavole dove si sono affermati il bollito, i polli arrosto, i cappelletti in brodo, le pizze rustiche e i dolci fatti in casa, con il record di una media di 3,3 ore trascorse in cucina per la preparazione dei piatti.