Sono il 40,5% secondo l’ultimo rapporto Istat. Il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni: il 58,7% ha letto almeno un libro
I libri costano di più e in Italia il numero dei lettori fa registrare un ulteriore calo: sono passati dal 42,0% della popolazione di 6 anni e più del 2015 al 40,5% nel 2016. Si tratta di circa 23 milioni di persone che dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista per motivi non strettamente scolastici o professionali. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat su “Produzione e lettura di libri in Italia nel 2016”.
La popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età: complessivamente il 47,1% delle donne, contro il 33,5% dei uomini, ha letto almeno un libro nel corso dell’anno. Leggono di più i giovani tra gli 11 e i 14 anni (51,1%) rispetto a tutte le altre classi di età. La diffusione dei lettori risente in misura significativa del livello di istruzione: legge il 73,6% dei laureati ma solo il 48,9% fra chi ha conseguito al più un diploma superiore. Persistono i divari territoriali: legge meno di una persona su tre nelle regioni del Sud (27,5%) mentre in quelle del Nord-est si raggiunge la percentuale più elevata (48,7%). L’effetto della familiarità è forte nell’abitudine alla lettura: legge libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 18 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 30,8% tra i figli di genitori che non leggono libri. Nell’opinione degli editori, i principali fattori che determinano la modesta propensione alla lettura in Italia sono il basso livello culturale della popolazione (39,7% delle risposte) e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (37,7%).
Sempre in calo i lettori
Nel 2016 continua la flessione del numero di lettori di libri, confermando la tendenza negativa avviata nel 2010. A partire dall’anno 2000, quando la quota di lettori era stimata al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino a toccare il massimo nel 2010 con il 46,8%; poi vi è stata una diminuzione continua fino a tornare, nel 2016, al livello del 2001 con il 40,5%.
La flessione ha interessato in modo particolare i più giovani. La quota di lettori tra i 15 e i 17 anni è diminuita dal 53,9% del 2015 al 47,1% del 2016. Anche tra i 20 e i 24 anni si passa dal 48,9% di lettori al 44,7%.
Il divario tra uomini e donne nella propensione alla lettura si manifesta fin dal 1988, anno in cui si dichiaravano lettori il 39,3% delle donne rispetto al 33,7% degli uomini. Nel 1998 la distanza aumenta: legge il 46,4% delle donne e il 36,7% degli uomini; infine nel 2016 la percentuale di lettrici sale al 47,1% e quella dei lettori scende al 33,5%.
In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni (il 58,7% ha letto almeno un libro). La quota di lettrici scende al di sotto del 50% dopo i 60 anni, per i maschi è sempre inferiore a tale valore in tutte le classi di età.
Disuguaglianze sociali, economiche e territoriali anche tra i lettori
Il livello di istruzione continua ad essere un elemento fortemente discriminante nell’abitudine alla lettura, radicata soprattutto fra le persone con un titolo di studio più elevato: legge il 73,6% dei laureati (75,0% nel 2015) ma la proporzione si riduce già a poco meno di uno su due fra chi ha conseguito al più un diploma superiore (48,9% nel 2016; 50,2% nel 2015) per arrivare al 23,9% tra chi possiede al più la licenza elementare.
Sebbene il titolo di studio influenzi fortemente l’abitudine alla lettura, le differenze si modificano se si aggiunge la variabile età. Emerge, infatti, come già rilevato in passato, un effetto generazionale per cui i laureati over 65 leggono in proporzione maggiore dei laureati più giovani (76,4% contro 71,1% dei laureati tra i 25 e i 44 anni). Ciò potrebbe essere dovuto sia a una maggiore disponibilità di tempo da dedicare alla lettura, per i più anziani, sia ad una “sostituzione” della lettura con nuove forme di intrattenimento come l’uso dei nuovi media, fattore che coinvolge di più le nuove generazioni.
A livello territoriale, la lettura risulta più diffusa nelle regioni del Nord-est e del Nord-ovest, dove dichiara di aver letto almeno un libro oltre il 48% delle persone residenti. Nel Sud, la quota di lettori scende al 27,5%, mentre nelle Isole si osserva una realtà molto differenziata tra Sicilia e Sardegna (25,8% di lettori rispetto a 45,7%). La tipologia comunale è un ulteriore elemento discriminante: risulta molto più diffusa nei comuni centro dell’area metropolitana, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (48,6%); la quota scende al 35,6% nei comuni con meno di 2 mila abitanti.
Al di là del contesto territoriale di appartenenza, la lettura si conferma un comportamento fortemente condizionato dall’ambiente familiare e la propensione alla lettura dei bambini e dei ragazzi è certamente favorita dalla presenza di genitori che hanno l’abitudine di leggere libri. Ad esempio, tra i ragazzi di 11-14 anni, legge il 72,3% di chi ha madre e padre lettori e solo il 33,1% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori
Resistono i lettori forti
Poco meno della metà dei lettori (45,1%) dichiara di aver letto al più tre libri nei 12 mesi precedenti l’intervista; si tratta dei così detti “lettori deboli”. Solo il 14,1% si annovera tra i “lettori forti”, avendo dichiarato di averne letti almeno 12 nell’ultimo anno (13,7% nel 2015). Il 15% delle donne dichiara di leggere in media un libro al mese contro il 12,6% degli uomini.
Sono “lettori deboli” quasi la metà dei lettori maschi (49,2%) e delle persone tra 15 e 17 anni (49,6%), gli individui con al più la licenza media (52,9%), coloro che sono in cerca di nuova occupazione (54,7%) e i residenti nel Sud (59%).
Una famiglia su dieci non ha libri in casa
Nel 2016 circa una famiglia su dieci non ha alcun libro in casa, dato ormai costante da quasi un ventennio. Anche nei casi in cui è presente una libreria domestica, il numero di libri disponibili è molto contenuto: il 28,2% delle famiglie possiede non più di 25 libri e il 63,2% ha una libreria con al massimo 100 titoli.
Tra le persone che dichiarano di disporre di oltre 400 libri in casa, circa una su cinque (21,4%) non ne ha letto nemmeno uno e una quota equivalente (19,8%) ha dichiarato di leggere non più di tre libri all’anno; nel 36,0% dei casi si tratta invece di “lettori forti” (Tavola 59).
Sembra più evidente il legame tra l’abitudine alla lettura e altre forme di partecipazione culturale. Suddividendo la popolazione tra lettori e non lettori emerge che ben il 68,9% dei primi si è recato al cinema rispetto al 41,7% dei non lettori; il 34,7% dei lettori ha visto almeno uno spettacolo teatrale nell’anno rispetto al 10,2% di coloro che non leggono, così come la frequentazione di musei o mostre che è praticata dal 54,1% del primo gruppo rispetto al 15,8% del secondo.
La lettura varia anche in funzione della valutazione delle risorse economiche di cui può disporre la famiglia. La condizione economica delle famiglie di “non lettori” risulta relativamente peggiore rispetto a quelle dei lettori: nel 2016 il 45,0% dei “non lettori” considera “scarse o insufficienti” le risorse a disposizione della propria famiglia rispetto al 30,9% dei lettori mentre le considera ottime o adeguate il 54,1% di coloro che non leggono e il 68,5% di chi legge abitualmente.
Grazie al digitale si attenua il divario Nord-Sud nella lettura Se nel complesso, in Italia, la pratica della lettura è ancora molto modesta e in molte case i libri sono del tutto assenti, negli ultimi anni si sta lentamente diffondendo il consumo di prodotti editoriali digitali (Tavola 62).
Nel 2016, circa 4,2 milioni di persone hanno letto e-book (7,3% della popolazione di 6 anni e più). Se si aggiungono anche coloro che hanno scaricato libri on-line il numero sale a 6,3 milioni ossia l’11,1% della popolazione di 6 anni e più, in decisa crescita rispetto all’8,2% del 2015.
Fenomeno e-book
Una conferma che tra la lettura di volumi cartacei e quella di e-book sembri esserci comunque una relazione diretta è data dalla percentuale di persone che negli ultimi 3 mesi hanno letto libri online o e-book, che aumenta in proporzione al numero di libri presenti in casa, fino a raggiungere il valore massimo (22,1%) proprio tra le persone che dispongono già di una biblioteca domestica di oltre 400 volumi.
Analogamente, prendendo ancora in esame le persone di sei anni e più, si evidenzia che hanno scaricato o letto libri online o e-book il 4% dei “non lettori” di libri cartacei e il 21,6% dei lettori sempre di titoli stampati; tra questi ultimi, le percentuali di fruizione online aumentano al crescere del numero di libri letti nel corso degli ultimi 12 mesi, passando dal 15,0% di chi ha letto da 1 a 3 libri al 33,7% di coloro che hanno letto 12 o più libri (Prospetto 10).
La relazione positiva tra la lettura di e-book o utilizzo di libri on-line e la lettura di libri cartacei conferma l’ipotesi che il formato digitale non si ponga, in generale, in esplicita alternativa con quello cartaceo, almeno nell’abitudine alla lettura.
La lettura e il download di libri online ed e-book sono attività diffuse soprattutto tra i giovani: in particolare riguardano il 21,7% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, il 24,8% di quelli tra i 18 ed i 19 anni e il 22,9% dei 24enni .
Considerando l’accesso ai libri in formato digitale (e-book o libri on-line), le tradizionali distanze tra le diverse aree del paese sembrano ridimensionarsi sebbene si mantengano: l’attività di lettura di questi prodotti riguarda infatti una quota di persone che oscilla tra il 14,0% del Nord-ovest e l’8,1% del Sud (Tavola 63). Si confermano le differenze legate alla dimensione comunale: le attività online di lettura e download di libri ed e-book risultano più diffuse nei comuni centro di aree metropolitane (15,3%), rispetto ai piccoli centri (8,7% nei comuni da 2001 a 10 mila abitanti).
Educazione alla lettura per rilanciare il mercato editoriale
Nel 2016 per quasi il 40% degli editori attivi è il basso livello culturale della popolazione italiana il fattore principale che determina la modesta propensione alla lettura nel nostro Paese.
Questa valutazione viene ribadita dal 38% circa degli editori (quasi il 45% dei grandi marchi), i quali attribuiscono tale criticità alla mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura. Poco meno di un terzo dei rispondenti (31,6%) indica poi come ostacolo alla lettura il fatto che il tempo in passato dedicato ai libri viene oggi destinato alla fruizione di contenuti digitali.
Tra i fattori più direttamente riconducibili alle politiche di sostegno del settore, si segnala l’inadeguatezza di incentivi pubblici all’acquisto di libri, come le detrazioni fiscali e i bonus libri(20,9%) e la mancanza di progetti continuativi di promozione della lettura da parte delle istituzioni pubbliche (19,5%).
Per favorire lo sviluppo del settore editoriale, circa il 40% degli operatori attivi individua innanzitutto l’esigenza di accrescere le iniziative e le campagne di educazione alla lettura. Il 29,2% degli editori ritiene che gli incentivi pubblici per l’acquisto di libri ed e-book (quali i bonus per l’acquisto, la deducibilità delle spese, ecc.) potrebbero rappresentare un importante sostegno al mercato e quasi il 27% sostiene che occorrerebbe anche facilitare l’accesso al credito ai piccoli e medi editori.
Strategici vengono poi ritenuti da oltre un quarto dei rispondenti gli interventi legislativi e/o fiscali a favore delle librerie indipendenti che garantiscono attività culturali sul territorio, mentre per il 17,4% risulterebbe opportuno promuovere agevolazioni fiscali per gli editori che investono nell’aggiornamento professionale del personale. Interessante osservare come le considerazioni degli editori risultino sostanzialmente unanimi a prescindere dalla dimensione di impresa, evidenziando la sostanziale convergenza degli operatori del settore in merito agli interventi ritenuti efficaci per la promozione alla lettura.