Blitz dei Ros in diverse regioni italiani e sul territorio tedesco: in manette anche tre sindaci
Duro colpo alla ‘Ndrangheta quello inferto dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Crotone che dall’alba di oggi sono impegnati in una maxi operazione tra Italia e Germania.
A sorprendere è il numero di arresti, 170 in diverse regioni italiane e in territorio tedesco: 130 persone sono finite in carcere, mentre altre 39 sono agli arresti domiciliari.
Le indagini che hanno portato al blitz di oggi contro la ‘Ndrangheta nell’operazione ribattezzata “Stige”, sono state condotte dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro.
Sono finiti in manette anche diversi amministratori locali, tra cui tre sindaci e il presidente della Provincia di Crotone (primo cittadino di Cirò Marina). Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal procuratore Nicola Gratteri e dall’aggiunto Vincenzo Luberto (hanno lavorato all’operazione “Stige” anche i pm Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera), la cosca Farao-Marincola, una delle più influenti in Calabria con interessi anche nel Centro-Nord, aveva messo le mani su diversi settori dell’economia locale, come quello agroalimentare. Il giro d’affari milionario era alimentato anche dall’attività estorsiva in Germania, dove la ‘Ndrangheta imponeva ad alcuni ristoratori di origine italiana i prodotti provenienti dai territori e dalle attività controllate dalla cosca.
Dal vino alla pasta fino alla ristorazione: business da 21,8 miliardi per le agromafie
Sono almeno cinquemila i locali della ristorazione che sono nelle mani della criminalità organizzata che, approfittando della crisi economica, penetra in modo massiccio e capillare nell’economia legale. È quanto afferma la Coldiretti in relazione alla maxi operazione della Dda di Catanzaro nei confronti dal clan Farao-Marincola di Cirò Marina che secondo gli investigatori era riuscito a strutturare un’ampia rete commerciale in grado di imporre a ristoranti e pizzerie l’acquisto di diversi prodotti del crotonese, dalla pasta per la pizza al vino di Cirò.
“Ricattando o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero, le organizzazioni criminali – sottolinea la Coldiretti – garantiscono uno sbocco al fiorente business delle agromafie il cui volume di affari complessivo nel 2017 è salito a 21,8 miliardi di euro (+30% in un anno) lungo tutta la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita secondo l’Osservatorio sulla criminalità organizzata nell’agroalimentare”.
“Dalla pasta al vino, dall’olio all’ortofrutta le agromafie – denuncia la Coldiretti – condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati e della ristorazione, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto”.
“In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy” conclude la Confederazione.