Nei guai un imprenditore ritenuto vicino al clam mafioso “Cappello”
Ci sono anche 13 punti vendita della catena di supermercati GM tra i beni oggetto di sequestro preventivo da parte della Polizia che ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro ai fini della confisca disposto dal Tribunale di Catania, Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di un imprenditore, Michele Guglielmino.
Nel mirino degli agenti anche numerosi beni mobili e immobili per un valore stimato di circa 41 milioni di euro. I 13 supermercati GM sono dislocati a Catania e in provincia mentre sotto sequestro sono finiti anche un distributore di carburanti, terreni edificabili, ville, automobili e conti correnti e rapporti bancari per un valore di 250 mila euro.
Secondo gli inquirenti si tratta di beni acquisiti illecitamente da Michele Guglielmino, già condannato per traffico di stupefacenti e vicino al clan mafioso “Cappello”. L’imprenditore, come si legge in una nota pubblicata dalla Polizia, “si è distinto soprattutto nella capacità di inserirsi nel mercato della grande distribuzione di generi alimentari, reimpiegando il denaro derivante da attività illecite”.
Il provvedimento è il frutto di un’articolata attività investigativa sviluppata da un gruppo di lavoro composto da personale della Divisione polizia anticrimine e della Squadra mobile di Catania, con il coordinamento del Servizio centrale anticrimine.
A carico di Guglielmino è stata anche richiesta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
Il commento della Coldiretti
Dal controllo dei supermercati a quello della distribuzione dei prodotti agroalimentari, il volume d’affari delle agromafie è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nel 2017 con attività che riguardano l’intera filiera agroalimentare. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare l’operazione della divisione polizia anticrimine della Questura di Catania che ha portato al maxi-sequestro a Catania di beni per 41 milioni di euro, tra cui l’intero patrimonio aziendale della catena di supermercati GM.
“Le mafie – denuncia la Coldiretti – condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto”.
“In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy” sottolinea la Confederazione.
“L’agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. Grazie ad una collaudata politica della mimetizzazione, le organizzazioni riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi ormai come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali anche i supermercati rappresentano efficienti coperture, con una facciata di legalità dietro la quale non è sempre facile risalire ai veri proprietari ed all’origine dei capitali” conclude la Coldiretti.
“Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -, ma anche con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto”.