Secondo gli ultimi dati Istat nei primi nove mesi del 2017 raggiunti i 37,6 miliardi di euro di export agroalimentare
L’export agroalimentare Made in Italy ha raggiunto quota 37,6 miliardi di euro nel periodo Gennaio-Novembre del 2017 con una crescita di oltre 7 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Nel solo mese di novembre ha toccato quota 3,9 miliardi, l’8,5% in più rispetto a quello del 2016.
è quanto rende noto il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sulla base dei dati Istat sul commercio estero diffusi oggi,
“Nel 2017 superiamo i 40 miliardi di euro di export agroalimentare – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – dimostrando la forza del made in Italy nel mondo. Abbiamo saputo affrontare la crisi aprendo nuovi spazi a livello internazionale”.
“L’obiettivo dei 50 miliardi entro il 2020 si fa sempre più vicino, grazie soprattutto alla capacità delle nostre piccole e medie imprese di guardare fuori dai confini. Per tutelare e promuovere le loro produzioni dobbiamo continuare a lavorare per regole giuste in mercati aperti, dove l’origine, la distintività e la qualità siano fattori riconoscibili e aumentino la competitività. Chi propone dazi e barriere mette a rischio i sistemi territoriali che danno vita a questi risultati” aggiunge Martina.
“Si tratta di un ottimo risultato proprio all’inizio dell’anno del cibo italiano nel mondo che – sottolinea la Coldiretti – conferma le potenzialità del Made in Italy a tavola per la ripresa economica ed occupazionale del Paese”.
Quasi i due terzi di export agroalimentare interessano i Paesi dell’Unione Europea, dove il cibo tricolore cresce del 5%, ma gli Stati Uniti sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food fuori dai confini dall’Unione e il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna.
Se in Germania l’ export agroalimentare è rimasto praticamente stabile (+1%) in Francia si è verificato un balzo del 7% mentre in Gran Bretagna si è registrato un +2% e negli Stati Uniti la crescita è del 6%. Un vero boom del 17% si registra in Cina dove ci sono ancora grandi opportunità di crescita per il Made in Italy a tavola, così come in Giappone (+39%) e in Russia con +31% dove però le esportazioni restano fortemente limitate dall’embargo che ha colpito ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da tutta l’Unione Europea.
Analizzando le performance dei prodotti nei singoli Stati si scoprono aspetti sorprendenti a partire del successo del vino tricolore in casa degli altri principali produttori, con gli acquisti che crescono in Francia (+11%), Stati Uniti (+5%) e Australia (+12%). Ma va sottolineato che nel Paese transalpino, patria dello Champagne, lo spumante italiano fa addirittura segnare un incremento ancora più netto, pari al +18%. Oltre al vino, i francesi gradiscono anche il formaggio italiano, le cui vendite sono cresciute del 14%, ma i latticini nostrani vanno forte anche in Cina (+38%). Nel gigante asiatico, che alcuni vorrebbero come inventore degli spaghetti, trionfa anche la pasta che registra un +14%. Ottimi risultati anche dalla birra che conferma la crescita nei pub della Gran Bretagna (+3%) e dai salumi che spopolano in terre di salsicce come la Germania (+10%).