Pistoia, truffa per i permessi di soggiorno: 19 arresti


Operazione “White wash” della Polizia: denunciate altre 240 persone

Truffa per permessi di soggiorno: ci sono anche impiegati pubblici e liberi professionisti tra le 24 persone fermate a Pistoia nell’operazione “White wash”

Ci sono anche impiegati pubblici e liberi professionisti tra le 24 persone fermate questa mattina dalla Squadra mobile di Pistoia nell’operazione “White wash”, che ha scoperto una truffa messa in atto per i permessi di soggiorno.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di ingresso illegale e agevolazione della permanenza in Italia di più di 200 stranieri, in prevalenza provenienti dal Pakistan, corruzione, violazione del segreto d’ufficio, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico e materiale, furto, omissione di atti d’ufficio e cessioni di sostanze stupefacenti.

Diciannove persone sono state arrestate mentre per altre cinque sono state disposte misure restrittive. In particolare, due impiegati del comune di Pistoia e un impiegato della prefettura della città toscana sono stati sospesi dall’esercizio del loro servizio; per una ragioniera consulente del lavoro e un commercialista è stato disposto il divieto temporaneo di esercizio dell’attività professionale. Inoltre sono state denunciate in stato di libertà altre 240 persone.

L’indagine è iniziata nel dicembre del 2015 quando, a seguito di alcune incongruenze riscontrate dall’ufficio immigrazione della questura, i poliziotti accertarono che decine di cittadini pachistani arrivavano a Pistoia da varie zone d’Italia e dall’estero per rinnovare il permesso di soggiorno oppure per ottenere il visto per il ricongiungimento familiare. Risultavano tutti assunti come imbianchini dalla stessa ditta intestata ad un cittadino pachistano da anni residente a Pistoia e da cui ha preso nome l’operazione.

In seguito gli agenti hanno riscontrato l’irregolarità per più di 200 procedimenti per il rilascio o rinnovo di permessi di soggiorno, di cui 17 per ricongiungimento familiare. Gli stranieri pagavano per il rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno dai mille ai 1.500 euro e per i ricongiungimenti familiari dai 4.500 agli 8.000 euro.

A capo di tutta l’organizzazione criminale c’era proprio il titolare della ditta di imbiancatura che si avvaleva della collaborazione di un commercialista con studio a Montecatini Terme, di una ragioniera consulente del lavoro con studio ad Agliana e di un revisore contabile con studio a Pistoia e Montecatini Terme per la formazione della documentazione reddituale falsa e lavorativa da allegare alle istanze.

Inoltre beneficiava anche dei favori di impiegati postali compiacenti addetti alla ricezione dei kit e di vari cittadini italiani che dichiaravano falsamente l’ospitalità o di avere alle loro dipendenze gli stranieri da regolarizzare. I proventi dell’attività del cittadino pachistano venivano trasferiti in Pakistan e investiti in immobili e terreni con la complicità di alcuni suoi connazionali che sono stati indagati per riciclaggio.

Ai due impiegati comunali è stato contestato il reato di truffa ai danni dello Stato per le loro assenze ingiustificate dal lavoro. Molte di queste assenze avvenivano quando i due si recavano a comprare cocaina che assumevano successivamente in ufficio.

All’operazione, coordinata dal Servizio centrale operativo, hanno collaborato la Squadra mobile di Prato, il Reparto prevenzione crimine “Toscana” e unità cinofile provenienti da Firenze e da Bologna.