Il Direttore Generale dell’UNICEF, Henrietta Fore: “L’enclave del Ghouta orientale è diventata un inferno in terra”. Martedì dibattito sulla crisi siriana al Parlamento europeo
Nel corso di un’intervista all’agenzia Reuters, il Direttore Generale dell’UNICEF, Henrietta Fore, ha dichiarato che l’enclave assediata del Ghouta orientale, in Siria, è diventata un “inferno in terra” e sono necessari aiuti immediati.
“I bombardamenti sono quasi incessanti e le violenze sono tanto diffuse che i bambini le vedono, vedono la morte, le mutilazioni. E ora non ci sono cibo e acqua sufficienti, quindi le malattie stanno per arrivare” ha affermato Fore. “Abbiamo bisogno che la comunità umanitaria abbia la possibilità di portare assistenza. I convogli devono entrare nel paese con cibo e provviste, l’ultimo convoglio è stato scaricato solo per metà”, ha continuato la Fore durante l’intervista.
“5,8 milioni di siriani si spostano, sia all’interno sia all’esterno del Paese… e la metà di loro sono bambini, quindi i bambini sono più colpiti. Nel Ghouta orientale è particolarmente difficile. Non abbiamo un accesso sufficiente. È un periodo molto difficile per i minori” ha aggiunto.
Intanto sull’assedio nel Ghouta interviene anche il Parlamento europeo. Martedì nel dibattito con il il Capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini, i deputati dovrebbero chiedere al presidente siriano Assad e ai suoi alleati lo stop dei bombardamenti sui civili nel Ghouta, rispettando la risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU su “il cessate il fuoco” e consentendo gli aiuti umanitari.
Gli eurodeputati si sono occupati della situazione in Siria lo scorso 28 febbraio, condannando il bombardamento nel Ghouta orientale, un’enclave vicino Damasco popolata da circa 400.000 civili. Nel corso dei bombardamenti hanno perso la vita più di 550 persone, tra i quali 120 bambini oltre a donne, anziani e altre categorie più vulnerabili.
Gli eurodeputati hanno esortato il governo siriano e i suoi alleati a cessare i combattimenti e a rispettare la tregua umanitaria di almeno 30 giorni per permettere l’evacuazione dei feriti e dei più deboli, come richiesto dal Consiglio di sicurezza dell’ONU lo scorso 24 febbraio.