Il Parlamento europeo approva una risoluzione per un sostegno continuato, strategie, programmi e azioni su misura in favore delle regioni europee più svantaggiate
I progetti che riducono le disparità tra le regioni dell’UE devono rimanere al centro degli investimento UE nonostante le pressioni sul bilancio. È quanto hanno dichiarato oggi gli eurodeputati in una risoluzione non legislativa approvata con 488 voti a favore, 90 contrari e 114 astensioni.
Nel testo il Parlamento europeo sottolinea come gli “effetti negativi della crisi economica e finanziaria”, soprattutto nelle regioni a bassa crescita, abbiano ridotto i margini di bilancio, portando a tagli agli investimenti pubblici.
Oltre ai finanziamenti prioritari dell’UE, tali aree hanno bisogno di strategie su misura per colmare le distanze con le altre e offrire prospettive dinamiche alle loro popolazioni, afferma il Parlamento.
Nello specifico gli eurodeputati chiedono misure per:
- definire le regioni in ritardo di sviluppo a livello NUTS III e orientare meglio i finanziamenti in tali aree;
- promuovere l’istruzione e la formazione per ridurre la disoccupazione e aiutare i giovani a rimanere in queste aree;
- assicurare un più facile accesso al credito per le imprese;
- sostenere e migliorare la qualità dell’amministrazione e delle istituzioni regionali, e
- sostenere le attività produttive delle imprese, compreso il turismo sostenibile, l’economia circolare e l’agricoltura.
La relatrice, Michela Giuffrida (S&D, IT), ha dichiarato: “E’ necessario individuare un nuovo e più bilanciato equilibrio tra politica di Coesione e politica economica europea per evitare che le Regioni in ritardo di sviluppo siano addirittura penalizzate da condizionalità e vincoli che si trasformano in strumenti punitivi proprio per quei territori che dovrebbero essere i primi destinatari del supporto della UE”.
“Abbiamo una responsabilità verso queste aree che deriva dallo stesso spirito di solidarietà e sostegno alla base del progetto europeo. L’ottica punitiva non le aiuterà a crescere, né l’Europa a rafforzare la sua integrazione.”
Una relazione della Commissione europea sulla “Competitività nelle regioni a basso reddito e a bassa crescita” pubblicata nell’aprile 2017 si è concentrata su 47 regioni in ritardo di sviluppo in 8 Stati membri: “regioni a bassa crescita” con un PIL vicino alla media UE ma con tassi di crescita bassi (il Mezzogiorno in Italia, regioni in Spagna, Grecia e Portogallo) e “regioni a basso reddito” con un PIL basso, ma con tendenze di crescita incoraggianti (in Bulgaria, Romania, Ungheria e Polonia).
Circa un residente dell’UE su sei vive in una regione in ritardo di di sviluppo (83 milioni di abitanti), 32 milioni dei quali vivono in regioni a basso reddito e 51 milioni in regioni a bassa crescita.