Il Movimento animalista: “Non mangiare gli agnelli scelta etica e segnale nella direzione giusta”
Domenica per il tradizionale pranzo di Pasqua 4 italiani su 10 mangeranno carne di agnello secondo un’indagine Coldiretti, ma contro la macellazione degli agnellini si schierano ancora una volta le associazioni animaliste.
“Premesso che le scelte alimentari sono personali e libere, non mangiare agnello a Pasqua significa dare un segnale importante nella direzione giusta” afferma Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente. Un appello rilanciato dall’ex ministro su Youtube.
“Dietro la filiera della carne in generale – spiega la parlamentare di Forza Italia – ci sono sofferenza e crudeltà, che giustificano la scelta etica di non mangiarla, sostenuta fin dall’antichità. Si può cominciare risparmiando la vita degli animali più giovani, dei cuccioli, ed è questo il senso del messaggio che mando, con la mia proposta di legge contro la macellazione degli animali che non hanno raggiunto l’età adulta, a tutte le forze politiche”.
“Il mio scopo è attirare l’attenzione sul problema della carne: oggi sappiamo che è necessario ridurne il consumo non solo per rispetto verso altri esseri senzienti, ma anche per salvaguardare la nostra salute e per tutelare l’ambiente” aggiunge.
Nei banchetti sulle piazze del Paese, i delegati della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente continuano a informare e sensibilizzare i cittadini: “Nonostante il costante declino degli ultimi anni (si è passati da circa 812 mila tra agnelli e capretti macellati nel “picco pasquale” del 2010 a circa 420 mila dell’anno scorso), siamo comunque di fronte ad un’assurda, ingiustificabile mattanza”.
Per contribuire a fermarla, sui tavoli si potrà sottoscrivere la petizione al nuovo Parlamento perché sia approvata la proposta di legge Brambilla in difesa degli animali giovani. Il testo vieta l’abbattimento, la macellazione, nonché l’importazione e l’esportazione per tali finalità, di animali che non abbiano raggiunto l’età adulta. Infatti, alle normali sofferenze del macello, che nel nostro Paese interessano 700 milioni di animali l’anno, i cuccioli sommano il dolore della separazione dalle madri.
“Strappare alle madri animali così piccoli – sottolinea l’on. Brambilla – è una delle pratiche più crudeli di un’industria complessivamente crudele come quella della carne”. Gli agnelli sono prelevati perfino a 30-40 giorni di vita, trasportati sui camion anche per lunghissimi tragitti, condotti al macello approfittando dell’istinto del gregge (di solito gli animali seguono il primo trascinato via), rinchiusi in box mentre belano dal terrore, storditi, sgozzati ed appesi ai ganci per consentire il dissanguamento, mentre i nuovi arrivati guardano e intuiscono che faranno la stessa fine. Sorte analoga tocca ai vitelli da latte e ai maialini.
Le asettiche confezioni dei supermercati, che offrono “abbacchi”, “porcetti” e la “carne bianca” dei vitelli, non raccontano tutta la verità, come dimostrano numerosissime indagini sotto copertura. “Mangiare le carni di questi piccoli – aggiunge l’on. Brambilla – è quanto di più lontano si possa immaginare dallo spirito di una festa che celebra la resurrezione e la vita. Fortunatamente la consapevolezza dell’opinione pubblica è aumentata e le preferenze degli italiani cambiano di conseguenza. Finché correrà il rischio di finire nel piatto anche un solo agnello, non smetteremo mai di sensibilizzare e persuadere”.