Il consumatore può “utilizzare sacchetti in plastica autonomamente reperiti” per comprare frutta e verdura nei supermercati
I sacchetti bio a pagamento per frutta e verdura sfusa che tanto hanno fatto discutere dalla loro introduzione si potranno portare da casa. Il Consiglio di Stato ha stabilito infatti che il consumatore può “utilizzare sacchetti in plastica autonomamente reperiti” per comprare frutta e verdura nei supermercati, anziché acquistare quello commercializzato nel punto vendita.
Una decisione che piace al Codacons: “Si tratta di una nostra storica battaglia, unica associazione che in Italia è scesa realmente in campo contro l’abnorme misura dei bio-shopper a pagamento, presentando denunce in tutte le sedi competenti a tutela degli utenti” spiega il presidente Carlo Rienzi.
“Per questo siamo soddisfatti del parere del Consiglio di Stato, perché accoglie le nostre richieste contro un provvedimento abnorme, quello dei sacchetti bio a pagamento, che non ha nulla a che vedere con l’ambiente e che non ci è stato richiesto dall’Europa” aggiunge.
“Tuttavia il problema dei bio-shopper è molto più vasto e investe l’aspetto prettamente legale – prosegue Rienzi –. Per tale motivo stiamo realizzando una ricerca sul territorio per verificare chi realmente rispetta le norme di settore sia dal punto di vista dell’ambiente che da quello dei consumatori” conclude Rienzi.
Per Coldiretti l’attenzione ai sacchetti bio è motivata anche dal fatto che mai cosi tanta frutta e verdura è arrivata sulle tavole degli italiani da inizio secolo, per un quantitativo pari a circa 8,5 milioni di tonnellate nel 2017, con un aumento dei consumi superiore del 4% all’anno precedente.
La Confederazione, in occasione del parere del Consiglio di Stato sulla questione dei sacchetti bio nei supermarket, invita anche i consumatori di concentrarsi più sul contenuto che sul contenitore. In una situazione in cui la frutta e verdura è la principale voce di spesa degli italiani per un importo pari a circa 1/4 del totale, il consiglio della Coldiretti è di verificare l’origine dei prodotti acquistati e di privilegiare quelli italiani o a chilometri zero per sostenere l’economia e l’occupazione nazionale ma anche garantirsi maggiore freschezza, genuinità e sicurezza.
“L’Italia – conclude la Coldiretti – è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il 99,4% dei prodotti ortofrutticoli che sono risultati regolari per residui chimici secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute”.