Codacons chiede stop a ingresso Cassa Depositi e Prestiti in TIM


L’associazione dei consumatori: “Prezzo delle azioni schizzato alle stelle dopo l’annuncio di acquisto e danno per la collettività”. Presentato un esposto a Consob, Procura e Corte dei Conti

L'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Tim finisce al vaglio della Consob, della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica di Roma. Il Codacons presenta infatti un esposto

L’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Tim finisce al vaglio della Consob, della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica di Roma. Il Codacons presenta infatti un esposto in cui si chiede di bloccare l’operazione che porterà CDP ad acquistare una quota del 5% dell’azienda telefonica, chiedendo alle autorità competenti di fare luce sulla vicenda considerati i possibili danni per la collettività.

“L’annuncio di Cassa Depositi e Prestiti è stato senza dubbio incauto ed ha portato le azioni Tim a schizzare alle stelle con un fortissimo incremento del loro valore in poche ore” spiega il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi.

“Ciò rischia di determinare un evidente danno per la collettività, perché al momento dell’ingresso nel capitale dell’azienda, l’ente pubblico pagherà una somma maggiore rispetto a quella che avrebbe pagato in assenza di annunci prematuri ed inopportuni” prosegue.

“L’operazione va bloccata perché potrebbe configurare una forma di Insider trading vietata dalle nostre norme e rappresentare un danno erariale a discapito della collettività – spiega Rienzi -. Per tale motivo presentiamo un esposto a Procura, Consob e Corte dei Conti, chiedendo di aprire una indagine sul caso e consentire a Cassa Depositi e Prestiti l’acquisto di azioni Tim esclusivamente al prezzo di mercato precedente l’incauto annuncio”.

Aggiornamento del 10/04/2018

E’ stato presentato l’annunciato esposto del Codacons contro l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Tim, operazione comunicata in modo inopportuno con ripercussioni dirette sulle quotazioni del titolo ed effetti negativi per la collettività.

L’esposto del Codacons è stato presentato alla Consob, alle Procure della Repubblica di Roma e Milano e alla Corte dei Conti, e al suo interno l’associazione chiede di aprire indagini sul caso alla luce di una serie di possibili reati finanziari quali l’aggiotaggio e l’insider trading.

Ecco il contenuto della denuncia presentata dal Codacons:

“la diffusione della notizia relativa all’ingresso della Cdp in Tim, in considerazione delle conseguenze che ha provocato sul mercato con l’aumento immediato ed esponenziale del prezzo delle azioni della compagnia telefonica, sembrerebbe potersi inquadrare nelle fattispecie di reato di aggiotaggio, rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio e/o insider trading, in quanto idonea a causare l’alterazione “artificiale” del prezzo degli strumenti finanziari. D’altra parte l’art. 501 c.p., stabilisce che «Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822», Nel caso di specie, la notizia ‘price sensitive’ è stata divulgata in anticipo rispetto alla delibera del CDA, presumibilmente nella consapevolezza che questo ‘leak’ avrebbe comportato un rialzo delle quotazioni della Tim, nonché un maggior esborso per la Cdp, al momento dell’acquisto delle azioni. Per quanto attiene il momento consumativo del reato, quando Cdp ha annunciato il subentro in Tim, il titolo ha fatto un balzo del 13,3% tornando a livelli che non si registravano da agosto 2017 (0,85 euro). La condotta così come evidenziata sembrerebbe poter configurare anche la fattispecie di insider trading di cui all’art. 184 t.u.f. : “Chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della sua qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo dell’emittente, della partecipazione al capitale dell’emittente, ovvero dell’esercizio di un’attività lavorativa, di una professione o di una funzione, anche pubblica, o di un ufficio: a) acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente od indirettamente, per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni medesime…».

Il Codacons ha dunque chiesto “alla CONSOB di voler valutare, in virtù dei propri poteri di vigilanza, di ispezione e sanzionatori, anche ai sensi e per gli effetti degli artt. 73,  187-octies e 184 TUF, la legittimità dell’operazione di ingresso nel capitale Tim da parte della Cassa depositi e prestiti, nonché, se dell’uopo adottare ogni misura necessaria ed urgente ai fini di evitare il pericolo attuale e concreto di danni nei confronti dei risparmiatori, ivi compreso la sospensione immediata dell’operazione.

– Alla Procura della Repubblica adita di accertare se nei fatti esposti possano ravvisarsi responsabilità, a carico di tutti coloro che verranno identificati come responsabili, ovvero ogni altra fattispecie criminosa che venisse individuata dalla S.V. nell’ambito dei fatti riportati in premessa ed in caso positivo esercitare l’azione penale.

 – Alla Corte dei Conti di voler accertare se nei fatti riportati in premessa sia ravvisabile, in spregio ai principi di economia, trasparenza e bilancio, l’eventuale incidenza negativa dell’operazione meglio specificata in narrativa sul patrimonio pubblico”.