Confcommercio presenta a Roma l’ultimo volume della collana “Le Bussole”: tra il 2008 e il 2017 “persi” in Italia 63mila esercizi di commercio al dettaglio. Le “armi” dei negozi fisici per restare un punto di riferimento dello shopping
L’e-commerce non conosce crisi e aumenta il suo giro d’affari pari a quasi 24 miliardi affossando i negozi tradizionali che hanno però armi a disposizione contro le vendite online. È quanto emerge dal volume “Il negozio nell’era di Internet”, che fa parte della collana “Le Bussole”, presentato a Roma nella sede nazionale di Confcommercio in occasione del convegno “La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce ed abitudini di consumo”.
In totale sono circa 623mila gli esercizi di commercio al dettaglio oggi esistenti in Italia (510mila in sede fissa e circa 110mila di commercio ambulante e fuori negozio), 63mila in meno rispetto al 2008, anno d’inizio della crisi.
Se però si volge lo sguardo verso il commercio online, i numeri cambiano di segno e di consistenza. L’e-commerce in Italia vale attualmente poco meno di 24 miliardi di euro contro i circa 3 miliardi del 2005, con crescite medie annue a due cifre negli ultimi 12 anni e di oltre il 50% nei quattro anni scorsi. Non sorprende allora che il 6% delle vendite avvenga ormai online (il top è la Gran Bretagna con il 19%), con punte del 31% nel turismo. Ma anche nell’abbigliamento, che necessita più di altri di un contatto fisico con la merce, la tendenza è la stessa, mentre nell’alimentare l’online è ancora marginale per difficoltà logistiche.
Il maggior numero di acquirenti si trova nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni, ma il fenomeno è ormai pervasivo, visto che anche un buon 11% degli over 65 non si priva di fare acquisti con un clic su Internet.
Cosa può fare allora un negozio fisico per restare un punto di riferimento dello shopping? Tre le strade da percorrere contemporaneamente indicate e spiegate in dettaglio nel volume: imparare a misurare la performance, sviluppare una strategia offline, sviluppare una strategia online. Tutte hanno in comune la necessità di non poter prescindere dal personale: servono addetti nei negozi appassionati e con competenza del prodotto, capaci di coinvolgere i clienti nella personalizzazione, o addirittura co-creazione del prodotto stesso.
Codacons: “Per salvare i negozi subito liberalizzazioni e abolizione dei saldi”
Alla fortissima crescita dell’e-commerce in Italia fa da contraltare una “ecatombe” di negozi in tutte le città del nostro Paese. Lo afferma il Codacons, commentando la ricerca di Confcommercio sullo shopping online.
“Se gli acquisti sul web in Italia valgono oggi 24 miliardi di euro, con un business più che raddoppiato negli ultimi 4 anni, dal lato opposto i piccoli negozi stanno registrando una crisi nerissima che perdura anche nel 2018” afferma il presidente Carlo Rienzi.
“ In concomitanza con la crescita dell’e-commerce, infatti, si sono ridotte le vendite presso i piccoli esercizi, un calo che ha decretato la morte di oltre 260mila negozi tra il 2011 e il 2016, costretti a chiudere i battenti di fronte alla drastica riduzione del giro d’affari”.
“E’ evidente che il settore del commercio deve adeguarsi ai tempi che cambiano e alle possibilità offerte dalla tecnologia moderna – prosegue Rienzi –. Per questo la normativa sui saldi di fine stagione appare oggi più che mai ridicola ed obsoleta, e va abolita del tutto perché determina un danno per gli stessi esercenti, dal momento che sul web gli sconti vengono praticati tutto l’anno senza alcun vincolo o limite”.
“L’unica strada per salvare i negozi è quella delle liberalizzazioni, ampliando la libertà degli esercenti di decidere su aperture e sconti” conclude il presidente Codacons.