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Etichette alimentari: nuovo regolamento europeo non piace all’Italia

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Codacons: “Passo indietro per garanzie ai consumatori”. Coldiretti: “Occasione persa per il Made in Italy”

Il regolamento esecutivo sull’indicazione in etichetta dell’origine dell’ingrediente principale degli alimenti approvato oggi dall’Ue è un pericoloso passo indietro sul fronte della trasparenza alimentare. Lo afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi, bocciando le nuove norme sull’indicazione dell’origine in etichetta.

“Si tratta di un regolamento che non tutela il consumatore e non fornisce adeguate garanzie in fatto di trasparenza sull’origine degli alimenti” spiega Rienzi.

“Le norme infatti lasciano ampi margini agli operatori del settore e introducono una flessibilità eccessiva che impedirà ai cittadini di conoscere la reale provenienza delle materie prime al momento dell’acquisto per una moltitudine di prodotti” prosegue.

“Ciò che realmente serviva era un regolamento rigido, sulla scorta della normativa introdotta di recente in Italia per pasta, riso, formaggi, ecc., che obbligasse in modo certo e definitivo i produttori ad indicare il paese di origine delle materie prime. In tal senso il regolamento Ue non solo è insoddisfacente, ma rappresenta un passo indietro nella battaglia per la trasparenza alimentare” conclude Rienzi.

Per Coldiretti “la Commissione Europea ha perso l’occasione per combattere il fake a tavola con una etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l’origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini europei e l’82% degli italiani, secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole”.

La Confederazione, sul regolamento esecutivo approvato dal Comitato tecnico in riferimento al regolamento (UE) n. 1169/2011, che entrerà in vigore nell’aprile 2020, parla di pronuncia “a favore dell’etichettatura di origine rimessa, di fatto, all’arbitraria decisione degli operatori alimentari”.

“Ancora una volta la Commissione – denuncia la Coldiretti – ha scelto un compromesso al ribasso che favorisce gli inganni e impedisce scelte di acquisto consapevoli per i consumatori europei. In sostanza, la scelta volontaria di etichettatura lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l’occasione per promuovere molteplici contenziosi e ridurre le aspettative di trasparenza dei consumatori”.

Grazie all’azione di Coldiretti l’Italia si è dotata di una legislazione nazionale di avanguardia che sarà peraltro rafforzata a partire dal 9 maggio dal nuovo decreto legislativo sulle sanzioni che prevede multe da 2 mila a 16 mila euro in caso di mancata indicazione dell’origine.

Le norme italiane, che prevedono l’obbligo di indicare l’origine in etichetta dei derivati del latte, del grano nella pasta, riso e nei derivati pomodoro, si aggiungono a quelle europee dove il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, al primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

Un percorso scelto anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania e per ultimo anche dalla Spagna che, come l’Italia, hanno adottato norme nazionali per garantire la trasparenza dell’informazione in etichetta.

Nei due anni che mancano all’entrata in vigore del nuovo regolamento comunitario la Coldiretti si impegna a dare battaglia con l’avvio di una mobilitazione popolare nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. La raccolta di firme è stata avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni farmers’ market d’Italia e on line sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it ma sono previste anche iniziative lungo tutta la Penisola.

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