Dall’inizio del 2018 sono oltre 500 i bambini soldato rilasciati, ma ci sono ancora circa 19.000 minori in servizio tra le fila delle forze armate e dei gruppi in Sud Sudan
Nelle ultime ore più di 200 bambini soldato sono stati rilasciati da gruppi armati in Sud Sudan. Si tratta del secondo rilascio di bambini soldato di una serie, sostenuta dall’UNICEF, che nei prossimi mesi vedrà quasi 1.000 minori uscire dalle file dei gruppi armati.
Il primo rilascio ha avuto luogo a Yambio Town all’inizio di febbraio, dove più di 300 bambini soldato sono stati rilasciati per tornare alle loro famiglie, o in centri di assistenza supportati dall’UNICEF. Quest’ultimo rilascio di altri 207 piccoli combattenti è avvenuto in una comunità rurale chiamata Bakiwiri, a circa un’ora di auto da Yambio, nello stato dell’Equatoria Occidentale.
I 207 minori rilasciati (112 ragazzi, 95 ragazze), provenivano dal Movimento di Liberazione Nazionale del Sud Sudan (SSNLM) – che nel 2016 ha firmato un accordo di pace con il Governo e sta ora integrando i suoi ranghi nell’esercito nazionale – e dall’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan in Opposizione (SPLA-IO). L’intensificarsi dei combattimenti nel luglio 2016 ha bloccato i piani iniziali per il rilascio dei minori, ma si sta ora preparando un nuovo slancio in vista di ulteriori rilasci in futuro.
“Nessun bambino dovrebbe mai dover prendere un’arma e combattere” ha detto Mahimbo Mdoe, rappresentante dell’UNICEF in Sud Sudan. “Per ogni bambino liberato, oggi è l’inizio di una nuova vita. L’UNICEF è orgogliosa di sostenere questi bambini quando ritornano alle loro famiglie e iniziano a costruirsi un futuro più luminoso” ha aggiunto.
Durante la cerimonia, i bambini soldato sono stati formalmente disarmati e dotati di abiti civili. Saranno ora effettuati visite mediche e i piccoli riceveranno consulenza e sostegno psicosociale nell’ambito del programma di reinserimento attuato dall’UNICEF e dai suoi partner.
Quando i bambini soldato ritornano alle loro case, le loro famiglie ricevono assistenza alimentare per tre mesi a sostegno del loro reintegro. I minori ricevono inoltre una formazione professionale volta a migliorare il reddito familiare e la sicurezza alimentare. Non essere in grado di sostenersi economicamente può essere un fattore chiave per associare i bambini ai gruppi armati. Oltre ai servizi relativi ai mezzi di sussistenza, l’UNICEF e i partner garantiscono ai rilasciati l’accesso a servizi per l’istruzione specifici per l’età nelle scuole e nei centri di apprendimento accelerato.
“UNICEF, UNMISS e i partner governativi hanno negoziato instancabilmente con le parti in conflitto per consentire il rilascio di questi bambini” ha dichiarato Mdoe. “Ma il lavoro non si ferma qui. Il processo di reintegrazione è delicato e ora dobbiamo garantire loro tutto il sostegno di cui hanno bisogno per il successo della loro vita” ha sottolineato.
Nonostante questi progressi, ci sono ancora circa 19.000 bambini soldato in servizio tra le fila delle forze armate e dei gruppi in Sud Sudan. Finché il reclutamento e l’uso di bambini da parte di gruppi armati continueranno, questi gruppi non rispetteranno il loro impegno a sostenere i diritti dei minori secondo il diritto internazionale. Mentre i colloqui di pace riprendono e si discute del futuro del governo di transizione, l’UNICEF esorta tutte le parti coinvolte nel conflitto a porre fine al reclutamento di bambini e a liberarli dalle loro file.
È inoltre essenziale un finanziamento adeguato per il programma di rilascio dell’UNICEF. L’UNICEF Sud Sudan richiede 45 milioni di dollari per sostenere il rilascio, la smobilitazione e la reintegrazione di 19.000 bambini nei prossimi tre anni.