Un titolo biblico per la mostra di arte contemporanea La Mela del Peccato che inaugura il 27 Aprile, alle 18, negli spazi espositivi di ARTinGENIO
“Le belle idee nascono sempre tra amici. ‘Siate folli, siate affamati’, dice Steve Jobs agli studenti; affamati di una conoscenza da condividere. Non c’è conoscenza senza condivisione. In questo nostro salotto, un po’ biblioteca, un po’ luogo d’incontro, un po’ museo delle antiche arti degli amanuensi e dei pittori rinascimentali, tra libri e carte, esponiamo le opere degli artisti che hanno aderito al percorso concettuale La mela del peccato” spiega Francesco Corsi, l’editore fiorentino che di questo percorso espositivo è l’ideatore e il curatore.
Ad esporre, dal 27 aprile al 4 maggio 2018, presso gli spazi della casa editrice ARTinGENIO di Firenze, saranno 20 artisti, tra pittori, scultori, incisori e fotografi, sia italiani che stranieri. Ciascuno di loro, utilizzando le forme espressive e i linguaggi delle arti figurative che più gli appartengono, affronterà un tema biblico che vede al centro l’uomo combattuto, fin dalla notte dei tempi, tra le sue debolezze terrene e le sue aspirazioni salvifiche ultraterrene.
“L’uomo nasce dalla terra e alla terra torna. E l’albero con i suoi frutti ne è il più antico simbolo. Nel dialogo tra stili diversi, tra epoche diverse, vogliamo aprire lo spazio della fecondità della cultura. Il termine ‘cultura’ viene per l’appunto da colere, coltivare, e noi coltiviamo i rapporti umani, coltiviamo gli incontri e gli scontri” sostiene Corsi. Che sottolinea: “ARTinGENIO, il cui simbolo è una mano che incontra un triangolo è spazio fisico e metafisico nel quale si possono condividere linguaggi, pensieri, idee, intuizioni. Abbiamo compiuto un’operazione contro corrente, rispetto alle diafane gallerie dove emerge soltanto l’opera dell’artista che espone. Forse c’è un po’ di quel caos che per Nietzsche era in grado di generare una stella danzante. E c’è caos, perché c’è humus. Quell’humus che ha partorito l’homo. Ecce homo”.
“E se di noi diranno male perché non siamo sufficientemente ‘contemporanei’ – conclude il curatore della mostra -, ne avremo a gioire. Perché ‘contemporaneo’ è ciò che attraversa il tempo, non si ferma, non si immobilizza, ma scorre avanti per tornare indietro e torna di nuovo avanti. La storia è fatta di cicli, di ‘eterni ritorni’. L’uomo contemporaneo è l’uomo che attraversa il mistero del tempo, il muro del tempo, oltre il tempo, in ogni direzione. Ed è metafisico per questo. Perché è sempre in qualche modo “mano che afferra” e che è costretta a lasciar andare, con somma tristezza. Carpire, mordere, fare nostre le nostre mele, per poi abbandonarle alla putredine. Ogni conoscenza marcisce. I libri marciscono. Il mondo marcisce e rinasce”.
Alla inaugurazione della mostra, oltre agli artisti e al curatore ed editore, Francesco Corsi, saranno presenti, con loro interventi, i critici d’arte, Alberto Gross, Roberta Fabretti e la giornalista culturale Marilena Spataro.